AMALGAM di Maya Zankoul
Maya Zankoul, matita ribelle per raccontare il Libano senza cliché
di Delia Vaccarello, “L’Unità”, “Liberti Tutti”
Prima un blog, poi il successo e due libri pubblicati anche in Italia. “Qui non solo macerie e danzatrici del ventre”
Una boccata di aria fresca che arriva striscia dopo striscia. Si chiama Maya Zankoul, somiglia a Haudrey Hepburn con gli occhi a mandorla, ha 30 anni. “Sento che i media non mi rappresentano”, impugna la matita e racconta ciò che le capita tutti i giorni in Libano. Inizia a 22 anni, il suo blog Amalgam conquista subito un pubblico internazionale. I suoi fumetti ci svelano l’immagine di una donna e di una società ignorate in Occidente. Mescola con risultati sorprendenti l’amore per il disegno, la voglia di esprimersi, un’ironia eccezionale, il desiderio di impegnarsi con l’aiuto delle nuove tecnologie per promuovere la creatività della gioventù libanese. “Ho sempre amato disegnare, con il blog esprimo me stessa, mostro le cose da un altro punto di vista, spero di contribuire al cambiamento sociale”. Maya risponde con gioia alle domande di Liberi Tutti su l’Unità che diventa per l’occasione “All free” visto che parliamo in inglese. Si dice fiera di essere la prima vignettista della sua famiglia:” è un grande onore per me”. Nelle strisce dove si disegna come una figurata bruna dagli occhioni neri tutta argento vivo, ha due “spalle” utili a innalzare il suo “canto libero”. Sono la nonna legata alle tradizioni e alla committente taccagna che la paga pochissimo e veste “Burberry” dal cappello alle scarpe. Il passato e il presente. In coda a una delle strisce rivela con autoironia: “amo lavorare freelance con alcuni clienti libanesi, sono la prova evidente che le mie capacità di negoziazione sono scadenti”. Alla berlina mette la donna capricciosa, innamorata del lusso, priva di sensibilità artistica, che però può pagare. Alla “ladyburberry” fantastica di infliggere ogni tortura. E commenta: “Lavorare come freelance può rivelare il nostro lato oscuro! Ma è spaventoso come trattano il nostro lavoro”.
Con sguardo più tenero “si serve” della sua “teta”, la nonna. Se lei 23enne snocciola i successi conquistati con la matita – mostre, tavole rotonde, libri -, la nonna senza scomporsi dice: ” alla tua età avevo 3 figli”. “Mia nonna rappresenta il mondo classico di fare le cose in Libano. E mi piace mostrare nei fumetti che la mia opinione è diversa. Non mi costa molto, la mia “teta” si mette a ridere quando vede le strisce”. Maya si distingue dalle assennate del lifting, dalle donne che si abbigliano come se andassero a una festa per fare jogging, dalle tante con i tacchi altissimi vestite da cerimonia che vanno ai matrimoni. Se la prende anche con il “fenomeno cameriera”, colei che da moglie segue marito e figlia “assecondandogli in ogni loro bisogno”. Bersaglia le pubblicità che ammiccano al porno. “Danzatrici del ventre e donne nude sono la sola cosa che attira?”. E con ironia propone una mappa del Libano con percorsi siglati: per maggiori di 18 anni, per i bambini accompagnati dai genitori, per tutti. Ancora, Maya è una “comunista” della creatività, il suo blog Amalgam è pubblicato sotto licenza “Creative Commons”. Sono licenze che promuovono puzzle di opere collettive tra artisti. Opere fruibili e riutilizzate in rete, secondo schemi che non cedono tutti i diritti di autore, ma non li tengono rigidamente riservati. Ha animato “tweet up meeting” per scambiare idee e progetti, ha partecipato agli “arab blogger meeting”, ha organizzato il primo “Creative Commons Salon” di Beirut ospitando artisti che credono nella creatività aperta e diffusa. In questo, l’innesto tra Occidente e Oriente dà buoni frutti, laddove in Oriente funziona il gruppo come struttura sociale. L’artista è tutt’altro che isolato e i social diventano veicolo di una fruizione collettiva dell’arte. “Sono felice di vedere che la cultura e l’arte assumono sempre più importanza per la gente”, aggiunge.
La voce di Maya si è affermata per via del suo blog, godibile in Italia anche grazie ai libri Amalgam e Amalgam 2 (casa editrice il Sirente, collana Altriarabi, con la bella introduzione di Donatella Della Ratta). “Ho sempre amato disegnare, e dopo la laurea, iniziando a lavorare, ho realizzato che la mia occupazione non mi permetteva di esprimermi o di seguire le mie passioni. Così ho cominciato a fare piccoli fumetti, a condividerli con gli amici e i colleghi di lavoro grazie al blog. Loro li hanno condivisi con altri amici e i visitatori del blog sono cresciuti rapidissimamente”.
Maya ha uno sguardo che scorre con rapidità sui mali del Libano per andare oltre. Con i disegni critica il traffico da paura, le buche sull’asfalto pari a voragini, la strage di animali sull’autostrada, l’eccesso di divieti e transenne effetto degli attentati che rendono Beirut impraticabile. E ancora, le interruzioni di elettricità, l’enfasi posta sull’imprenditoria, i tassisti che non si fanno mai i fatti propri. Ma, pure presa di mira, la sua Beirut è lontanissima da quella che arriva nei nostri tigri, città sommersa dalle macerie, vittima di lotte intestine.
Come nasce lo sguardo di Maya sul Libano? “Sono cresciuta in Arabia Saudita e venivo in Libano ogni estate perché è il mio paese di origine. Quando mi sono trasferita qui per prendere la laurea (Il Bachelor of Arts in Graphic Design ndr) mi è sembrato un sogno. Il Libano era per me il paese delle vacanze, dove era radicata tutta la mia famiglia . Ma vivendo stabilmente qui ho notato i problemi sociali e ho voluto dire la mia”. Avrà rotto dei tabù? “Not really. Credo che in Libano chiunque possa criticare liberamente ciò che non gli piace. L’unica differenza è che io lo faccio attraverso il fumetto”. E’ questo lo stile Maya Zankoul: considerare a portata di mano ciò che di fatto è una conquista. “Mi piace infrangere il cliché della donna libanese ossessionata dal proprio aspetto pronta a mortificare le proprie risorse”. Lo infrange narrando di sé e rappresentando lo spettro dei tanti modi in cui si può vivere in Libano. Tema caldo: la religione. In una striscia dice: sono fortunata perché il mio cognome è “neutro”, visto che “i cinque milioni di abitanti libanesi sono divisi in 18 sette”. E se “Zankoul” l’avesse individuata come “drusa”? “la gente mi avrebbe identificato in base alla mia religione, ma poiché non sanno quale sia, mi giudicano per quello che sono: una persona”. Il Libano di Maya è un enorme mix, europeo ma anche arabo. “E’ un meeting pot di culture diverse. Le sette religiose convivono, ci sono tradizioni e comportamenti sociali differenti a seconda della regione in cui vivi, della tua età, della classe sociale. Il Libano è un mosaico”. Come vive la minaccia Isis? “credo che la vera minaccia sia quella di un allargamento del conflitto in Siria. Il Libano ha avuto un passato tumultuoso, ma è rimasto stabile nell’ultimo anno con meno incidenti rispetto al solito”. Di recente Maya è stata a New York e ha trovato ben 40 somiglianze tra la grande mela e Beirut, che illustra in una raccolta. Tra poco avrà un bebè. Una mamma “diversa”? Risponde senza smentirsi: “Sarò mamma tra un mese e non so cosa mi aspetta, ma se volete fumetti della mia gravidanza seguitemi su Facebook e Instagram”.