Leggere “Un uomo non piange mai” di Faïza Guène a lume di candela
Nizza. Una famiglia di immigrati algerini. Padre, madre, due figlie e un figlio. E’ lui, Mourad, la voce narrante del romanzo della giovane Faïza Guène. Bambino all’inizio del libro, neo-professore di francese alla fine- niente male come risultato per un pied-noir. Niente male come punto di arrivo per un ragazzo coccolato dalla madre perché unico maschio, con un padre analfabeta che fa il calzolaio di mestiere. Anche se Mourad non è il primo ad andarsene di casa- anni prima di lui la sorella maggiore Dounia è uscita di casa in maniera plateale salendo sull’automobile di un uomo con occhiali scuri e un vistoso orologio al polso. Di lei non si poteva più parlare, Dounia non faceva più parte della loro famiglia. Perché una brava ragazza algerina si comportava in maniera diversa, imparava a cucinare, si sposava con un uomo scelto dai genitori, metteva al mondo dei bambini. Sempre rispettosa dei genitori. Come avrebbe fatto l’altra sorella di Mourad, rendendo felice la madre. Non importava se Dounia era diventata avvocato, se era entrata in politica, se era alla guida di un movimento femminista. Nessuna di queste cose, nessun suo successo le avrebbe portato il perdono dei genitori, e tantomeno lei era disposta a perdonare loro per averla tagliata fuori.
Con un linguaggio vivace e moderno, con una colorita spruzzata di parole arabe, Mourad ci racconta dei problemi del distacco generazionale a cui si aggiungono le difficoltà di integrazione: non c’è proprio nulla in comune tra la cultura che i suoi genitori si sono portati dietro dall’Algeria e quella in cui loro, i figli, crescono, in Francia. E’ una strada irta di ostacoli che devono percorrere, per non essere diversi dai compagni e, dall’altra parte, per non incorrere nelle ire della madre– un personaggio simpatico e a volte irritante, con le sue esagerazioni e i suoi ricatti affettivi, l’importanza che dà al cibo come dimostrazione d’amore e, di conseguenza, alla floridezza fisica come prova del benessere. E’ una madre molto umorale, mediterranea, possessiva, intransigente. Per Mourad è una fortuna il doversi allontanare da Nizza per andare a insegnare a Parigi- altre difficoltà, altri problemi per il confronto/scontro con gli alunni e il ritratto di un cugino che ha trovato la sua soluzione fortunata: vive con una donna molto più anziana che si bea in quello che lei crede sia amore.
Ogni personaggio trova la sua collocazione nel romanzo di Faïza Guène, ogni lettore può simpatizzare con l’uno o con l’altro, con Dounia che non vuole assomigliare alla madre ma che finisce per essere simile a lei nella sua intransigenza, con la sorella più mite che, forse per differenziarsi da Dounia, ha fatto una scelta opposta alla sua e si trova bene nel modello tradizionale di donna algerina, con Mourad, il più fragile dei figli, con il peso delle parole del padre che gli risuonano negli orecchi, ‘un uomo non piange mai’, con il padre, infine, il più comprensivo e tollerante, che confessa solo a Mourad il desiderio di rivedere la figlia prima di morire e che si mette a piangere– proprio lui- quando la incontra dopo anni.
Blog Leggere a lume di candela di Maria Emilia Piccone