| Internazionale | Venerdì 21 maggio 2010 |
il Sirente, 118 pagine, 15,00 euro. Ahmed Nàgi comincia il suo libro informando il lettore che per comprenderlo al meglio bisogna ascoltare l’album The wall dei Pink Floyd. C’è un legame evidente tra le due opere. Il libro s’intitola Rogers, presumibilmente per via di Roger Waters, il leader della band. Disco e romanzo ruotano intorno alla storia di un uomo che si ritira costantemente in un mondo di fantasia e raccontano di studenti che si ribellano, traumi di guerra e partner infedeli. Tuttavia, le analogie tra The wall e Rogers si fermano qui: a differenza del protagonista dell’album dei Pink Floyd, che costruisce mattone dopo mattone un muro tra sé e il mondo circostante, i personaggi del giovanissimo scrittore egiziano non hanno una vera e propria evoluzione. In assenza di una linea narrativa centrale, Rogers si trasforma in una raccolta di storie e fantasie apparentemente casuali. Alcune – la maggioranza – sono interessanti: la rivoluzione studentesca, la descrizione della strada e del quartiere dove è cresciuto il protagonista, il nonno malato, la madre iperprotettiva, l’amore per una fidanzata infedele. La potente prosa di Nàgi e uno stile insolito, pieno di furiosi salti d’immaginazione ed eventi mitici e inspiegati, catturano il lettore, ma l’assenza di una trama vera e propria rischia di disorientarlo.