| Nena News | Martedì 18 ottobre 2011 | Azzurra Merignolo |
In modo stravagante, colorato e divertente, Maya ricostruisce in “Amalgam” la sua autobiografia in fumetti per raccontare al pubblico che cosa implica per una ragazza di 23 anni parlare liberamente di corruzione, maschilismo e disparità sociali in Libano, un paese di 4 milioni di abitanti dove “convivono” 18 confessioni religiose.
“Nonna ho una buona notizia. Ho iniziato un blog, scritto un libro, organizzato mostre, presentazioni e molti workshop” dice Maya “Hai vent’un anni anni?” le chiede la nonna. “Ne ho ventitre!” risponde lei. “Avevo cinque bambini quando avevo la tua età e tua madre ha avuto te quando ne aveva ventitre” bacchetta la nonna. “Se sei ancora single, la tua vita non ha significato né scopo.”Questa la morale di questa storia autobiografica di Maya Zankoul, uno dei tanti racconti raccolti in Amalgam, la grapich novel di questa autrice libanese. Maya sta ora arrivando in Italia per presentare il sui libro, edito dal Sirente, che farà il suo debutto al Book Festival di Pisa sabato 22 ottobre.
In modo stravagante, colorato e divertente, Maya ricostruisce la sua autobiografia in fumetti per raccontare al pubblico che cosa implica per una ragazza di ventitre anni parlare liberamente di corruzione, maschilismo e disparità sociali in Libano , un paese di quattro milioni di abitanti dove convivono diciotto confessioni religiose.
“Vivendo in Libano, mi considero fortunata che il mio nome sia al 100% neutrale per la religione, mi piace trarre vantaggio da ciò” racconta Maya in un altro frammento dove ricorda tutte le occasioni nelle quale, chiedendole il nome, qualcuno ha cercato di capire se si rivolgeva a Dio piuttosto che ad Allah.
I due volumi di Amalgam, pubblicati nel 2009 e 2010 in Libano, sono il risultato di un blog che Maya aveva creato anni fa per sfogarsi da quei problemi che i libanesi devono affrontare ogni giorno con l’impressione di essere costantemente una vittima del sistema. Un precedente simile era successo in Egitto, dove quello che era nato come un semplice sfogo s’è trasformato nel seguitissimo blog Wanna-b-a-bride, dove l’autrice, Ghada Abdel Aal raccontava le disavventure di una giovane single egiziana alla ricerca disperata di un marito. Il successo ottenuto dal blog ha spinto una casa editrice egiziana ad adattarne i contenuti per un libro. “Che il velo sia da sposa”, tradotto anche in italiano, è diventato rapidamente un best seller da cui è stata tratta una musalsala, l’equivalente delle nostre telenovelas, per la televisione egiziana.
Questa tendenza conferma che il web è il primo posto nel quale il mal contento femminile riesce ad esprimersi e a diffondersi all’interno di società dove certi discorsi tabú non hanno trovato spazio. In aggiunta, il crescente numero di diari virtuali divenuti libri testimonia che la sfera virtuale è anche un luogo dove si nascondono talenti letterari, un palcoscenico battuto dagli editori che cercano di scovarci i nuovi talenti da lanciare sul mercato.
Anche se con le sue storie Maya racconta il Libano di oggi in modo critico e realistico, riassumendo in modo efficace l’umore generale che si respira nella blogosfera locale, le sue parole e i suoi disegni provocano la risata del lettore.
“I miei amici emigrano in Europa . Io da qui non mi muovo. Al massimo mi siedo e disegno le mie frustrazioni – dice Maya, sapendo che la satira è uno strumento potente nelle mani di quanti vogliono utilizzarla. Lo faccio con humor perché la comicità è il mio modo di criticare le cose.”