EUMAGAZINE – 09/12/2008
di Giulia Stampetta
Una buona dose di humour per trattare argomenti a cui solitamente gli egiziani riservano un’estrema serietà.
Copie vendute: 70.000 (e che continuano ancora ad uscire dalle librerie), in Egitto vendere già meno della metà è considerato un successo editoriale. E “Taxi” lo è. Pubblicato nel gennaio 2007, è già stato tradotto in inglese e italiano (prossimamente anche in francese, tedesco, olandese, sloveno e greco). In Italia è stata edito da “Il Sirente” e fino al 7 dicembre l’autore Khaled al Khamissi, giornalista laico tollerante ed ispirazione socialista, sarà impegnato in un tour promozionale nel nostro Paese. Noi lo abbiamo incontrato alla facoltà di Studi Orientali della Sapienza; alcuni studenti hanno in mano il suo libro: una raccolta di 58 storie brevi (e a detta sua tragiche) messe insieme fra il 2005 e il 2006 parlando con i tassisti del Cairo di vita quotidiana, frustrazioni, speranze e amarezze di un popolo «oppresso e povero e senza possibilità di sopravvivenza – come lo ha descritto lui durante la presentazione – che in molti casi ha perso la speranza, ma non la voglia di scherzare, di ridere e di vivere». I tassisti, si sa, sono inesauribili fonti di storie e quindi ottimi spunti per affrontare un viaggio nella sociologia urbana della capitale egiziana. Ci parla in francese del bisogno di leggere chi scrive della realtà di questi paesi e della loro cultura, evidenziando quella che, secondo lui, è la responsabilità occidentale nell’aver creato incomprensioni, fraintendimenti e stereotipi rispetto al mondo arabo. “C’è un forte bisogno di comprensione e conoscenza reciproca – ha continuato lo scrittore – mentre la stampa europea, in particolare quella francese, inglese e americana, scrive di una realtà creata da e per l’immaginario americano”. In risposta a questa informazione di parte l’opera di Al Khamissi va letta proprio per la sua capacità di raccontare dall’interno e in modo semplice e diretto la reale vita quotidiana del Cairo. Un’analisi fatta dai cairoti, un microfono piazzato nel cuore dinamico di questa grande capitale, che non a caso gira in automobile, in una delle metropoli più inquinate del mondo! Ci sono barzellette che prendono di mira il Presidente, storie di ordinario sfruttamento, di povertà e riflessioni a volte molto sottili sulla politica internazionale. Un agglomerato caotico di voci, che lo scrittore non ha voluto ordinare, ma semplicemente trasporre in maniera discontinua e sparsa. Queste invettive di pancia sono un pretesto per dire delle cose sulle classi povere dell’Egitto, in un linguaggio semplice che ha saputo evitare i difetti degli intellettuali. All’apparenza leggero e godibile, il libro nasconde dietro i discorsi diretti e talvolta pittoreschi dei tassisti, i moltissimi problemi di un paese che cerca la propria strada fra la voglia di adozione di uno stile di vita europeo (ancora oggi esclusivo appannaggio delle classi più ricche della società) e la restrizione delle libertà imposta dal governo, i bassi livelli di cultura e i notevoli problemi economici. Alcuni dicono che Khaled Al Khamissi si è autocensurato. Gli ottantamila tassisti del Cairo sono più volgari di come li descrive: adorano parlare di sesso, droga, soldi e degli imbrogli che fanno. Chi però ha vissuto al Cairo abbastanza sa comunque bene che una conversazione con i tassisti a volte vale molto più della lettura di un libro per capire questo paese.