| Alibionline | Giovedì 12 dicembre 2013 | Saul Stucchi |
“Ukraïna tse Ukraïna!” L’Ucraina è Ucraina! Ricordate il simpatico spot che a metà degli anni Novanta reclamizzava il nuovo atlante geografico venduto a fascicoli settimanali con Il Corriere della Sera? Al cosmonauta atterrato in mezzo al suo pollaio, la contadina ucraina teneva una rapida lezione di geografia per aggiornarlo degli epocali cambiamenti avvenuti durante la sua missione nello spazio. “Ne sono successe di cose negli ultimi anni” diceva lo speaker. E non hanno smesso di succedere, vien da dire osservando (da lontano) quanto sta accadendo in queste settimane a Kiev, capitale dell’Ucraina.
Qualche mese prima che gli avvenimenti subissero una brusca accelerata in seguito alla contestazione popolare alla decisione del presidente Janukovyč di congelare il processo di avvicinamento all’Unione Europea ho incontrato a Pesaro Massimiliano Di Pasquale, autore della guida Ucraina terra di confine (il Sirente), un vero e proprio vademecum per cercare di capire un paese che la maggior parte degli Italiani faticano persino a individuare sull’atlante. Era l’inizio di agosto e ci siamo accomodati al tavolino all’aperto di un bar del centro. Per avviare la conversazione abbiamo parlato di traffico estivo, mentre la cameriera portava la colazione. Dalle code sulle autostrade italiane siamo atterrati a Londra, dove Massimiliano per alcuni anni ha lavorato come consulente di marketing, attività che ha poi intrapreso come freelance in Italia. Allo stesso tempo collaborava con alcune riviste, ma la crisi del 2008 ha portato le aziende a tagliare gli investimenti sul marketing (un clamoroso autogol, secondo lui) e le collaborazioni giornalistiche sono diminuite.
Nella prima parte dell’incontro ho parlato più io di lui, violando la più elementare delle regole dell’intervista. Ma la naturale timidezza del mio interlocutore è scomparsa quando ha cominciato a raccontare dell’Ucraina. Il la per parlarne è il wi-fi gratuito. Nel secondo aeroporto di Kiev, piccolino, la connessione senza fili a internet è gratuita, così come a Budapest, mentre a Fiumicino (tanto per nominare uno scalo italiano) è a pagamento. Per dare meglio l’idea di questa assurdità nostrana Massimiliano ha raccontato un aneddoto: qualche mese fa ha incontrato a Fiumicino una giornalista tedesca venuta per scrivere dell’Italia. “Scriverai cose molto brutte”, le ha detto, per sentirsi rispondere: “Sono in Italia da appena un’ora e tu sei la terza persona che mi dice la stessa cosa!”. Conveniamo che il provincialismo è un fatto culturale, legato storicamente all’autonomia di cui erano gelosi i Comuni, ma ormai da tempo più che una ricchezza risulta essere un freno allo sviluppo dell’Italia.
Il suo amore per l’Europa orientale è nato a metà degli anni Ottanta. Era l’epoca dell’edonismo reaganiano, ma già c’era qualcuno che si interessava di Europa dell’Est, anche in chiave estetica. Tondelli pubblicava Un weekend postmoderno e Igort (al secolo Igor Tuveri) disegnava le sue prime storie. Ai quei tempi Russia e Unione Sovietica venivano confuse, ma lo sono ancora oggi, ha riconosciuto con un misto di sconforto e rassegnazione. Dopo il crollo del Muro di Berlino ha iniziato a viaggiare nei paesi dell’Europa Orientale, quando ancora esisteva la Cecoslovacchia. E il primo paese dell’ex URSS dove ha fatto tappa è stato proprio l’Ucraina, accettando l’invito di una ragazza che aveva conosciuto nel 2004 a Londra. Pochi mesi dopo avrebbe preso avvio la Rivoluzione Arancione, con la contestazione dei risultati delle elezioni presidenziali che avevano portato alla vittoria di Janukovyč. Tornati al voto, gli Ucraini avrebbero dato la preferenza a Juščenko. Da allora Massimiliano è sempre ritornato, almeno una volta all’anno, in Ucraina.
L’idea di scrivere un libro è nata invece nel 2007-8, quando aveva già raccolto molto materiale e si era accorto che di Ucraina in Italia non parlava nessuno, o per ignoranza o per pregiudizio ideologico. “L’Ucraina è un paese pieno di contraddizioni, molto complesso, ma per questo affascinante, con una profonda matrice democratica, in qualche modo anche anarcoide”. Gli Ucraini hanno sempre manifestato la volontà di affrancarsi dai Russi e dai Polacchi, alleandosi alternativamente con quelli che al momento sembravano i vicini meno pericolosi. Questo loro desiderio di distinguersi è stato uno degli spunti del libro, insieme al suo di far conoscere l’Ucraina sotto una nuova luce, senza le incrostazioni della storiografia dominante che identifica l’Ucraina con la Russia.
Dalle sue parole (e dalle pagine della guida) emerge con evidenza un profondo amore per quel “paese coinvolgente, dalla gente ospitale”. Ma “loro” come vedono “noi”? Con grande interesse. Sono molti gli Ucraini che vengono in Italia a lavorare, anche prima dell’ondata di badanti (“le Russe”, anche qui con un’identificazione del tutto scorretta). Gli siamo simpatici perché sembriamo meno boriosi (e fortunati) degli Americani. In epoca sovietica c’era un grande consumo di materiale pop italiano e ancora oggi Toto Cutugno e i Ricchi e Poveri sono popolarissimi, delle vere e proprie star. L’atteggiamento verso i Russi invece cambia molto tra est e ovest: gli Ucraini delle regioni occidentali li hanno sempre visti come invasori, mentre a est, per ragioni storiche e geografiche i rapporti sono sempre stati migliori. L’attuale presidente Janukovyč è filo-russo per opportunismo, in realtà fa gli interessi degli oligarchi.
Il processo di democratizzazione ha subito un forte rallentamento; la gente aveva grandi aspettative ma non si è resa conto che dopo anni di sovietizzazione forzata la democrazia non si sarebbe realizzata in pochi giorni. La lotta intestina tra Julija Tymošenko e Viktor Juščenko ha inoltre diviso il campo “arancione”, facendo il gioco degli avversari, ma da quando è arrivato al potere Janukovyč si comporta come uno zar. È evidente – e confermato da tutti gli osservatori internazionali indipendenti – il regresso nel campo della libertà di stampa. I network indipendenti sono passati sotto il diretto controllo dello stato o sono stati acquisiti da aziende di proprietà degli oligarchi.
E come va l’economia? L’Ucraina è un paese decisamente povero che stava cercando di sollevarsi dalla miseria, ma la crisi ha interrotto la crescita economica ed è tra le concause del fallimento della “Rivoluzione Arancione”. L’adesione all’Unione Europea non è più all’ordine del giorno, un po’ per il regresso nel processo di democratizzazione in atto nel paese, un po’ perché la stessa UE ha preso tempo nel suo piano di allargamento a est. La crisi dell’euro ha fatto il resto, rendendo al momento scarsamente appetibile l’ingresso in un club che pare sull’orlo della bancarotta
Ai turisti italiani quale città consiglia di visitare per farsi un’idea del paese? Avendo a disposizione una settimana non si può che optare per l’itinerario classico che unisce la capitale Kyiv (Kiev) con Odessa, sul Mar Nero, e L’viv (Leopoli). Se invece si ha più tempo, è il caso di aggiungere almeno Kharkiv, “città interessante per capire l’eredità industriale dell’Ucraina sovietica” di cui è stata capitale, e Chernitvsti, città molto bella al confine con la Romania, trionfo dello stile Liberty. Gli amanti della natura devono assolutamente visitare la Crimea, magari evitando i mesi di luglio e agosto, a cui vanno preferiti giugno e settembre (Yalta è una trappola per turisti in cui vale la pena infilarsi per visitare la Casa-Museo di Chekhov), e poi i Carpazi.
Purtroppo non esiste un ente del turismo ucraino e le poche iniziative vengono promosse in modo ancora un po’ artigianale da operatori privati. In Italia invece prevale ancora l’abitudine di proporre l’Ucraina insieme alla Russia, un vero non-senso, secondo Massimiliano. “Già bisognerebbe distinguere la Russia europea da quella asiatica, vista l’enorme estensione geografica e le differenze storico-culturali che le separano, figurarsi mettere insieme Ucraina e Russia!”. Da parte sua, oltre alla guida edita da Il Sirente, ha pubblicato Ucraina on the road, un libro interattivo per iPad (in vendita su iTunes), con 850 foto, 17 video e 5 interviste audio, frutto di un tour compiuto l’anno scorso con un amico videomaker, Lorenzo Di Loreto. La versione in inglese è disponibile in novanta paesi.
Dopo esserci salutati, ho fatto una passeggiata fino al mare, per guardare verso est. A pochi metri dalla spiaggia un’agenzia di viaggio proponeva, tra i vari pacchetti, una crociera Grecia – Turchia – Romania – Ucraina.
Niente di meno.