| Terra | Martedì 15 marzo 2011 | Diego Carmignani |
La rivoluzione ancora in pieno atto nel Nord Africa porta con sé un vento nuovo, talmente potente da investire a più livelli un agire e un sentire ormai globalizzati. La libertà conquistata, ad esempio, in Egitto è figlia e madre di un risveglio creativo partito dal basso, con i giovani in primissima linea, e circolato su giornali, libri e pubblicazioni varie, tanto da far pronosticare, già nei prossimi mesi, una sanissima invasione sui nostri scaffali di volumi e autori inediti provenienti da quelle parti. Tra gli agitatori culturali, che hanno avuto il merito di presidiare il luogo simbolo della rivolta, piazza Tahrir, figura anche l’illustratore Magdy el Shafee, noto per aver realizzato Metro, la prima graphic novel (cioè primo romanzo disegnato per adulti) di nazionalità egiziana, pubblicata a fine 2010 in Italia dalla casa editrice il Sirente, e oggi significativa testimonianza di quello che era il fermento nel Paese africano prima che il regime fosse rovesciato, scoperchiando idee e ragioni circolanti, ma strozzate dall’ordine costituito. Difatti, anche questa durissima storia inchiostrata è finita sotto la ghigliottina della censura. Uscito nel 2008, Metro costò ad el Shafee e al suo editore un processo conclusosi con la condanna alla distruzione di tutte le copie e al pagamento di un’ammenda di 5.000 lire egiziane, 700 euro circa. Il motivo ufficiale è la presenza nel lavoro di un linguaggio troppo spinto, fuori dalla norma per quel genere artistico e per quella nazione. «Questo libro contiene immagini immorali e personaggi che somigliano a uomini politici realmente esistenti», recita la sentenza del tribunale di Qasr el Nil, Cairo. Basta scorrere un po’ di pagine, per accorgersi di come nelle critiche piuttosto palesi e audaci (anche per noi lettori “occidentali”) al governo Mubarak, alla corruzione della politica, ai meccanismi del potere, siano da rintracciare i veri motivi della messa all’indice. E anche, stando a quanto riportano gli addetti ai lavori, del successo di Metro tra le nuovissime generazioni, che, facendolo circolare sottobanco, ne hanno fatto un oggetto di culto. Le vicende che si intrecciano sono quelle di un sovversivo ingegnere informatico, di una giornalista coraggiosa, di un anziano e affamato lustrascarpe, ribelli più frustrati che eroici, che spuntano dall’Egitto anestetizzato e impaurito di prima della rivoluzione. Lungo le fermate della metropolitana (a cui el Shafee dà i nomi dei presidenti Saad Zaaghloul, Nasser, Sadat, Mubarak), scorrono velocemente episodi criminosi, furti miliardari, manifestazioni represse: un vortice di eventi tremendamente quotidiani, che fanno intuire come la febbrile caotica Cairo fosse ormai sull’orlo del cambiamento.