| Wired | Giovedì 8 luglio 2010 | Elisa Pierandrei |
L’Egitto ha il numero più elevato di blog in lingua araba del Medio Oriente. È anche l’utente numero uno di Facebook sempre nel mondo arabo, e al 23esimo posto a livello mondiale. Nel cosiddetto Paese dei Faraoni blog e social network non sono solo sfogo online. Servono invece anche a connettere attivisti con le persone comuni, e riempiono il vuoto dell’informazione che c’è nei media di grande diffusione.
È uscito dalla penna di uno dei blogger (e scrittore) egiziano più all’avanguardia, il primo volume che documenta cinque anni di storia del movimento online in Egitto (ma il fenomeno viene inquadrato con cenni anche alle esperienze di altri paesi arabi), che mai il regime al potere si sarebbe sognato di dover contrastare con tanta energia.
Si intitola “Blogs From Post to Tweet” ed è stato scritto da Ahmed Nagi, classe 1985, uno dei più giovani redattori della prestigiosa rivista letteraria egiziana Akhbar Al Adab (diretta da Gamal Al Ghitani), noto anche per essere uno che usa la rete per scuotere il panorama letterario conservatore. Di lui online si può leggere il suo blog, quasi tutto in arabo, Wasa Khaialak, mentre è appena uscito nelle librerie italiane “Rogers e la via del drago divorato dal Sole” (Il Cairo, 2007) per i tipi de il Sirente editore (per la promozione l’autore sarà in Italia a fine autunno).
In “Blog From Post to Tweet”, che ha la caratteristica principale di essere un elaborato molto informativo, Nagi è riuscito a mettere in evidenza come una seconda generazione di blogger è emersa nel mondo arabo. Quella protagonista di rivendicazioni e denunce che partono dai social network, sfruttati per l’enorme popolarità che hanno acquisito in questi anni grazie anche alla possibilità di aggiornamenti facili ed immediati via telefonia cellulare. Secondo una recente ricerca dell’agenzia di Dubai Spot on Public Relations a maggio 2010 nel mondo arabo gli utenti di Facebook hanno superato i lettori dei giornali. E questo nonostante la penetrazione di Internet nella regione MENA (Middle East and North Africa) sia di circa il 20% (ma in rapida crescita).
L’accesso alla rete da casa “adesso è semplice e molto economico – ci racconta Ahmed Nagi via Skype – Il costo da casa è di 20 lire egiziane (4 dollari) al mese, mentre una connessione con chiavetta Usb costa in media 45 lire egiziane (9 dollari)”. La nuova generazione Facebook e Twitter, 20-30enni che in Egitto hanno conosciuto soltanto la presidenza del contestato Mubarak, mette in pratica la libertà di espressione – non la rivendica più soltanto – e paga il prezzo delle sue scelte.
Già nel 2008 i cyber-attivisti egiziani del movimento 6 Aprile organizzavano manifestazioni i difesa dei diritti umani con il passaparola di Facebook per sfuggire alla censura di Stato. Il volume, di 70 pagine, – il PDF è scaricabile gratuitamente in arabo qui e tradotto in inglese qui – è stato pubblicato dall’Arabic Network for Human Rights, un’organizzazione non governativa con sede al Cairo in difesa dei diritti umani. Nel suo quartier generale distribuisce gratuitamente copie del volume.
Il lavoro di Ahmed Nagi, scritto con dovizia di aneddoti che avvicinano la narrazione a quella di un racconto, ha anche il merito di dedicare un capitolo ai blogger cosiddetti letterari (cioè degli autori appassionati di scrittura), alcuni dei quali sono diventati autori di libri di successo. Si tratta di un fenomeno che è stato capace di accendere la passione per la lettura di molti egiziani. Della generazione blogger egiziana si puo’ leggere in italiano “Che il velo sia da sposa” di Ghada Abdel Aal (raccolta dal suo blog in arabo) ed “Essere Addas El Abd” di Ahmed Alaidy.