Di là del Mar Caspio

Il petrolio è al centro dei principali intrighi planetari. Eldorado ed inferno, il Mar Caspio in questo senso è sempre apparso remoto, ostile, instabile.

A lungo, ha tentato il mondo (inglesi, americani, russi, persino cinesi) con le sue grandi riserve petrolifere. Ma gli stranieri, bloccati dal sistema chiuso dell’Unione Sovietica, non vi poterono arrivare. Poi l’Unione Sovietica crollò, e nella regione iniziò una corsa frenetica su vasta scala. Insieme ai petrolieri, si accalcarono nel Caspio i rappresentanti dei principali Paesi del mondo in cerca di una quota dei trenta miliardi di barili di riserve petrolifere certe che erano in gioco, e iniziò una tesa battaglia geopolitica. I principali competitori erano Mosca e Washington – la prima cercando di mantenere il controllo sui suoi Stati satellite, la seconda intenta a far sloggiare la Russia a beneficio dell’Occidente.
Il petrolio e la gloria” è un libro di Steve LeVine (Editrice il Sirente,  20 Euro) in cui tutto ciò è ben raccontato. LeVine ha lavorato nella regione per il Wall Street Journal, il New York Times e il Newsweek, ed è ligio alla grande scuola americana del giornalismo d’investigazione.  Egli svela le misteriose manovre dei giganti energetici mondiali per avere una parte nei ricchi giacimenti kazaki e azeri, mentre le superpotenze cercano di ottenere un punto di appoggio strategico nella regione e di ostacolarsi a vicenda. Al cuore della storia c’è la gara per costruire e gestire oleodotti che escano dall’isolata regione, la chiave per controllare il Caspio e il suo petrolio.
Il BTC, l’ oleodotto per il petrolio che fu costruito, il più lungo al mondo (1.750 chilometri, di cui oltre 300 attraverso la Georgia), è stato uno dei più grandi trionfi in politica estera di Washington. Molti i personaggi di questa saga caspiana. Per esempio,  il “ competitor” James Giffen, un affarista americano che è stato anche il “faccendiere” a livello politico delle compagnie petrolifere ansiose di fare affari nel Caspio e l’intermediario per il presidente e i ministri del Kazakistan; o John Deuss, l’ostentato commerciante olandese di petrolio che vinse molto ma perse ancor di più; Heidar Aliyev, l’ ex capo del Kgb azero, diventato presidente,  e spesso — secondo LeVine — frainteso: ma, secondo me, il suo è giudizio partigiano.
LeVine afferma che il presidente azero “trascese il suo passato di membro del Politburo sovietico e fu la mente direttiva di un progetto per allentare il controllo russo sulle sue ex colonie nella regione del Caspio”. In questa cornice trovano il loro posto furfanti, canaglie e avventurieri d’ ogni genere guidati dall’irresistibile richiamo di ricchezze incalcolabili e dalla possibile “ultima frontiera” dell’era dei combustibili fossili. Non mancano gli interrogativi geopolitici che ruotano attorno alla ricchezza petrolifera del Caspio, se la Russia possa essere un alleato affidabile e un partner commerciale dell’Occidente, e cosa significhi l’ingresso di Washington in questa regione caotica ma importante per la sua stabilità a lungo termine.

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