LA MECCA-PHUKET di Saphia Azzeddine
L’indomita Fairouz in bilico tra tradizione ed emancipazione nella banlieue francese
di Ebe Pierini, “ItalNews” (25 aprile 2017)
Nel quartiere la definiscono sfrontata. Lei si definisce fiera e indomita.
Non ero fiera di essere musulmana, ma semmai musulmana e fiera in generale.
Non è un’eroina moderna la protagonista del romanzo di Saphia Azzedine “La Mecca Phuket” (Il Sirente). Fairouz è una ragazza normale, figlia di immigrati marocchini che vive in una banlieue francese. Una di quelle che da almeno un paio d’anni a questa parte sono divenute famose perchè da lì provenivano alcuni terroristi islamici e perchè è lì che maggiormente si incancrenisce la mancata integrazione che a volte partorisce l’estremismo.
La sua è una lotta quotidiana contro la docilità, quella che le imporrebbe la sua cultura. In bilico tra la voglia di emanciparsi e l’amore per la sua famiglia. Quello stesso amore che nutre verso i suoi genitori che la spinge a mettere da parte dei soldi, con la complicità della sorella Kalsoum per regalare loro l’hajj, il pellegrinaggio islamico a La Mecca perchè possano finalmente vedere e toccare la Ka’ba e non essere più additati dai vicini in quanto ancora non hanno ottemperato ad uno dei pilastri dell’Islam.
Da un lato il senso del dovere e del rispetto e quel salvadanaio che si riempie. Dall’altro la voglia di evadere, di regalarsi un sogno. Nel mezzo c’è l’odore dei piatti tipici marocchini, c’è l’atmosfera delle banlieue, c’è la difficoltà degli immigrati di integrarsi.
Geniale l’idea dell’autrice di scegliere di attribuire ai genitori un linguaggio che è volutamente un ibrido tra il loro idioma originario e quello del Paese che li ospita. Così come è schietto, diretto, sfrontato, in alcuni momenti anche volgare il modo di esprimersi della protagonista. Ma è esso stesso ribellione ad uno schema, è esso stesso una forma di indocilità.
Un romanzo che ci costringe ad interrogarci sulla condizione delle donne che vivono in determinati contesti famigliari e religiosi. “Sono passate dalla corda per saltare al fasciatoio, senza passare dalla casella baci rubati” sentenzia con amarezza Fairouz parlando di tante ragazze provenienti da famiglie di immigrati. Lei che scandaglia a fondo anche il rapporto tra uomo e donna. “Siamo l’una la metà dell’altro, ce la giochiamo a metà e ci godiamo il risultato a metà. Nelle religioni, le donne subivano sempre di tutto, come se Dio ce l’avesse personalmente con loro per qualcosa. Ma la mela e quella storiella che ne è derivata, può convincere all’inizio. Ma poi Walt Disney ha fatto un sacco di capolavori che trasformano quella storia in una boiata. Che cosa abbiamo mai fatto che non abbiano fatto anche gli uomini, a parte generali in quande quantità?” si chiede.
Una storia che ruota attorno a questa colletta per regalare l’hajj ai genitori che si chiude con un finale inatteso. Uno stile fluido e piacevole quello della Azzadine che dimostra in questo romanzo di saper trascinare il lettore dalla prima all’ultima pagina senza annoiare mai.