| L’indice di libri del mese | Sabato 1 dicembre 2012 | Donatella Sasso |
La passione per un luogo, per una lingua, per un’atmosfera sospesa fra sapori e colori nasce come un’amicizia e forse anche come un amore. Un incontro propizio, che non si esaurisce nello spazio di qualche suggestione, ma che impone a gran voce di essere approfondito, investigato, compreso. Massimiliano Di Pasquale, fotogiornalista e scrittore freelance, viaggia per la prima volta in Ucraina nel 2004. È la curiosità a chiamarlo, ma sarà solo l’inizio di numerose altre spedizioni in terra di confine, perché Ucraina significa proprio questo: confine. Terra di mezzo e di conquista, contesa tra Russia, regno di Polonia, granducato di Lituania, imperi asburgico e sovietico, è spesso stata confusa, attribuita ad altri mondi e ad altri destini nazionali. Che Gogol’ e Bulgakov siano originari di li non è dato universalmente acquisito, che in Ucraina non si parli solo il russo, ma anche l’ucraino, idioma autonomo più simile alle lingue slave del Sud che al russo, non sempre si rammenta.
Ed è proprio su questo equivoco di indeterminatezza che si sono giocate, in passato come oggi, rivendicazioni di autonomia e pretese egemoniche provenienti da lontano. La rivoluzione arancione del 2004 con la vittoria di Yushchenko aveva indotto a pensare a una democratizzazione del paese e a un avvicinamento all’Europa e alle sue istituzioni. La Speranza è durata poco, il presidente è stato soppiantato da Yanukovych, alleato della Russia di Putin è grande sconfitto nel 2004, che alle elezioni del 2010 ha conquistato il potere consumando le proprie rivincite. In primo luogo con il processo per abuso di potere e la condanna all’ex premier Yulia Tymoshenko, un processo definito a livello locale e internazionale “politico”, privo di garanzie e con gravi violazioni dei diritti umani. Di Pasquale tratta anche di questo, ma non offre ne un saggio di storia, ne una riflessione politica. Le sue sono impressioni di viaggio, ricerche e scoperte che si scambiano cronologicamente l’ordine di apparizione, incontri fugaci e lunghe interviste con scrittori, giornalisti e imprenditori, notti in hotel fatiscenti, ma fascinosi, viaggi in marshrutky, minibus per il trasporto pubblico, lenti e obsoleti. Ogni capitolo è dedicato a una città, da ovest verso est e ritorno. Ne esce il ritratto di un paese ammaliante: alle architetture mitteleuropee di Leopoli si alternano le grigie periferie nel perfetto stile del realismo socialista, Bruno Schulz e Vasily Grossman mostrano i luoghi delle loro scritture, le note gastronomiche sanno di Oriente, le cupole delle chiese ortodosse sono dorate.
Come in altri paesi dell’ex Unione Sovietica, anche qui le contrapposizioni politiche e culturali si muovono spesso sui recupero o sull’occultamento di avvenimenti storici, miti fondatori ed eroi contesi. E l’Ucraina gronda storia da ogni zolla di terra. Di Pasquale rievoca i movimenti autonomisti dell’Ottocento, la tragedia dello Holodomor, la carestia indotta da Stalin negli anni trenta, le occupazioni nazista e sovietica, la Shoah, Chernobyl. L’Ucraina è tutto questo: dolore, poteri forti concentrati in poche mani, povertà diffusa, ma soprattutto terra da scoprire, estremo lembo d’Europa che chiede di essere riconosciuto.