| Il Manifesto | Venerdì 11 novembre 2011 | Anna Gabai |
Raccontare sé stessi e la propria quotidianità è un genere molto presente nella blogosfera, nei blog narrativi come in quelli grafici. In particolare, i fumetti autobiografici sono amati dal pubblico adulto, perché permettono di coltivare il proprio interesse per la letteratura grafica senza perdersi nei mondi fantastici dei supereroi o dei fumetti d’avventura: c’è possibilità di ritrovarsi in quello che si legge – se da piccoli sognavamo di fare gli astronauti e adesso lavoriamo in ufficio, siamo comunque interessanti e divertenti. E interessante e divertente è il blog della giovane graphic designer libanese Maya Zankoul di cui la casa editrice il Sirente propone una selezione delle strisce a fumetti in due volumi, Amalgam e Amalgam 2 (introduzione di Donatella Della Ratta, euro 15 ciascuno).
Attualmente in pausa, il blog di Maya era uno di quelli che si consultavano volentieri appena arrivati in ufficio o alla prima pausa caffè, perché infondeva una dose di buonumore e stampava sul viso il tipico sorriso del «se sapessi disegnare, disegnerei cosí!». Anche nel passaggio alla carta, nonostante una traduzione non sempre chiara, lo sguardo ironico e amorevole dell’autrice sulla sua vita quotidiana in Libano non si perde. In effetti, leggendo questi fumetti, si coglie la necessità di sfogarsi della graphic designer, ma non si tratta mai di sfoghi pessimisti e arrendevoli, bensì di momenti di comica riflessione sulla propria situazione.
Tra i temi che emergono, centrale è quello dell’identità femminile in Libano, un paese dove la chirurgia estetica è all’ordine del giorno, e trucco e capelli vengono quotidianamente curati nel minimo dettaglio, anche quando si va a fare jogging. Ma la giovane autrice non demorde nel suo essere una professionista che si è data obiettivi diversi da quelli che la maggior parte delle sue coetanee sembrano seguire (essere provocanti e trovare un fidanzato) o da quelli che suggerisce la nonna (sposarsi). Gli occhiali da sole onnipresenti e l’ombelico scoperto delle ragazze possono ricordare una certa Italia che in cerca di orientamento va a rifugiarsi in spiaggia.
Lo stile grafico di Maya Zankoul è minimalista e curato, i personaggi e i dettagli ricorrenti costituiscono un filo conduttore nella serie e le didascalie a piè di pagina permettono una riflessione ulteriore riguardo ai tema trattati nella striscia, un aspetto molto importante che sottolinea l’impegno sociale di Maya.