| Caffè News Online Magazine | Sabato 5 novembre 2011 | Leyla Khalil |
Maya Zankoul, nata in Libano venticinque anni fa, è blogger e graphic designer libanese, conosciuta per lo più per le vignette sarcastiche che pubblica sul suo blog Amalgam.
Cresciuta in Arabia Saudita e trasferitasi nuovamente a Beirut a diciott’anni per studiare Graphic Design, Maya racconta con i suoi fumetti la realtà quotidiana del Libano. Quella che alla maggior parte degli europei, infatuati di un’immagine esotica del Libano – illusi di trovare nell’odierna Beirut essenze di cannella, deserto e cammelli – ignora.
Dopo aver tentato l’auto-pubblicazione delle illustrazioni che postava sul blog, Maya ha raggiunto il successo in Libano e recentemente i due volumi del suo “Amalgam” sono stati pubblicati dalla casa editrice il Sirente.
Durante un breve tour di presentazioni in Italia, Maya Zankoul si è resa disponibile a Caffè News per un’intervista nella quale svela la faccia del Libano che in pochi conoscono.
Dal vivo come nei suoi semplici ma essenziali fumetti, Maya unisce critica ed ironia nel rispondere alle nostre domande sul Libano, senza dimenticare quell’ottimismo che fa anche delle denunce più amare qualcosa di creativo e mai sterile o fine a sé stesso.
Sorridendo infatti, Maya ci parla di inquinamento, censura, donne sottomesse, stereotipi, ma anche di cucina libanese e di cultura musicale. E, a più riprese, rivela di confidare parecchio nella comunicazione, virtuale e reale, per creare per il Libano un nuovo futuro.
Rappresenti la realtà libanese tramite fumetti in inglese: perché hai scelto proprio questa lingua e questa forma di espressione e non un libro o una lingua come il francese o l’arabo?
Ho scelto i fumetti perchè mi piacciono da quando ero piccola, l’inglese invece perchè l’università che frequentavo era in inglese, e su internet leggo quasi tutto in inglese, sono abituata, poi è la lingua parlata da più persone.
Quindi l’obiettivo era chiaramente raggiungere il maggior numero di persone?
Sì, in realtà i primissimi disegni che ho fatto erano in libanese:non in arabo, proprio in dialetto libanese che si usa su internet (in caratteri latini, con numeri che riproducono suoni inesistenti in italiano, NdA) ma poi il cambiamento è venuto da sé: sono abituata all’inglese.
In Arabia Saudita quale lingua parlavi correntemente?
La scuola era francese ma avevo anglofoni quindi parlavo inglese con loro.
Ti aspettavi tutto il successo che hai avuto?
No, assolutamente no: ho iniziato per gioco, mi divertiva, il lavoro di cui mi occupavo era così noioso… Ho anche fatto un viaggio con la mia famiglia in Spagna e al mio ritorno ho fatto vignette con quello che mi era rimasto in mente, poi ci ho preso gusto ed ho deciso di continuare, mi sono detta “voglio ritrarre quello che succede quotidianamente in Libano”. Tutto quel che volevo esprimere, lo esprimevo con i disegni.
Perché pensi che la gente abbia apprezzato a tal punto questi disegni?
Forse si sono identificati con quello che raffiguro:sono vicende che accadono anche a loro ogni giorno. Sono i miei amici che hanno iniziato a far circolare su Facebook i miei disegni. Poi nel 2009 in Libano c’erano le elezioni, ho fatto delle vignette a riguardo ed è da lì che i media se ne sono interessati ed i lettori sono aumentati piano piano.
A proposito di elezioni, politica e controllo: hai avuto problemi di censura?
No, in Libano non c’è censura, ci sono pochi controlli su internet.
Ma so che sui film ci sono censure.
Sì, certamente sì, ma su internet no, sai, le autorità ancora non prendono sul serio internet. Ora forse iniziano, ma non è come negli altri paesi arabi.
Come ad esempio in Giordania dove la giovane ragazza omosessuale che scriveva un blog e poi è stata presa ed è sparita nel nulla.
No, effettivamente in Libano è pieno di blog omosessuali, non ci sono problemi con i contenuti che si mettono online. C’è stato solo un caso di un tale che ha insultato il presidente ed è stato tenuto un po’ sotto controllo, ma niente di serio:le autorità hanno altro da fare ora.
Cosa pensi della nuova generazione intellettuale libanese che si sta facendo avanti da qualche anno – facciamo i nomi di Joumana Haddad o Darina Al-Joundi in letteratura, Meen e Mashrou Leila in campo musicale, Nadine Labaki nel cinema. Pensi che stia davvero nascendo qualcosa di nuovo in grado di dare al Libano un’identità autonoma che non li costringa ad imitare i modelli fissi e limitanti imposti dall’Occidente o dall’Oriente?
In realtà non credo che in Libano stiano copiando l’Occidente:è un movimento universale che è in atto, non c’è più l’Oriente esotico dell’immaginario comune, è sparito del tutto. C’è certamente un carattere specifico di ogni paese, ma le cose sono cambiate.
Ma che pensi delle nuove mamme libanesi che parlano unicamente in inglese o francese ai figli? Non credi sia un modo per prendere le distanze da quell’idea di Libano visto da fuori come paese orientale invece che popolo mediterraneo ed ormai occidentalizzato, quale invece è?
Il Libano è lontano dall’idea di palme, deserto, turbanti, è a metà strada fra Oriente ed Occidente:non penso sia un male, non bisogna essere per forza arabi. Abbiamo la nostra lingua, il parlare più lingue è frutto degli scambi culturali, i genitori che parlano altre lingue ai figli vogliono arricchirli perché sanno che comunque impareranno il libanese per altre vie.
I libanesi hanno la loro identità, molto flessibile e certamente un po’ internazionale:si adattano, ma è il normale sviluppo, secondo me. Non credo ad esempio che avere un sistema di trasporti pubblici in Libano significhi per forza copiar l’Occidente, penso significhi migliorare indipendentemente da dove il miglioramento viene!
Passiamo a un tema di cui sicuramente già avrai ampiamente parlato:la donna in Libano. Vedo che tu prendi in considerazione una doppia schiavitù:quella del velo ma anche quella del bisturi, che rappresenta un fenomeno meno noto nell’immagine che del Medio Oriente si ha in Europa.
Sì, in Libano c’è l’ossessione delle apparenze:la donna libanese ha un’immagine molto libera, vedi tantissime ragazze in minigonna ricoperte di trucco, con i tacchi, ma niente affatto libere. Penso sia come una donna con burqa, schiava, vittima della società che impone alle donne la bellezza obbligatoria. È una sottomissione diversa alla società.
Poi questa donna sta in minigonna ma non può dar cittadinanza ai suoi bambini, non ha autorità, è sempre il marito o l’uomo o il padre a decidere tutto. Allora a cosa serve?
Tu, in quanto blogger, pensi di poter cambiare qualcosa in questa situazione?
Sono molto ottimista e posso darti un piccolo esempio di come un piccolo blog può cambiare le cose. Tempo fa c’era una campagna pubblicitaria per la festa della mamma con una foto di madre e figlia con un naso enorme che diceva “Grazie mamma per il bene e per il male”, quindi indirettamente dicevano che il naso è un male che la madre passa alla figlia, il che è assurdo perchè non è un male e non è colpa della madre, poi un naso grandino può fare qualcuno molto bello. Allora ho fatto un post con una parodia critica di questa pubblicità, facendo un paragone anche con la trasmissione dell’Aids; qualche settimana dopo hanno cambiato la pubblicità in “Grazie mamma per avermi fatto unica”, hanno cambiato le immagini, anche.
Sai, è importante, perchè in un paese dove le ragazze sono così ossessionate sarebbe un incubo per una ragazza con un naso grande vedere una pubblicità così!
Quindi, come dicevi prima, i blogger iniziano ad avere più rilievo…
Sì, spesso vengono presi illustratori e blogger anche per occuparsi di pubblicità.
Riguardo l’inquinamento e traffico in Libano, cui prima accennavi, che dici? C’è secondo te un modo di sviluppare ecologicamente il Libano senza rischi? Quando si tenta la ricostruzione delle ferrovie, vengono subito distrutte dalla guerra:pare allora che i libanesi abbiano smesso di tentare.
In Libano la gente è sempre pronta alla guerra improvvisa. Io ho vissuto la guerra del 2006, non quella difficile, la guerra civile.
Nel 2006 la guerra fu improvvisa:c’è sempre un senso di provvisorietà per cui non sai quello che succederà domani, è anche per quello che i libanesi sono molto legati alla vita, alla vitalità, al carpe diem.
Gli piace divertirsi e fare festa perché oggi è così e domani non si sa.
Ma non è una scusa per evitare di far progressi come metro, treni, strade:sai quanti giovani muoiono in incidenti perché non ci sono regole, marciapiedi?
La gente attraversa la strada a piedi, ci sono problemi di internet lento, elettricità che salta. Spero che questo cambi senza guerra.
Ad esempio mia nonna aspetta sempre la guerra, è abituata, ma forse la nostra generazione può uscire da questo circolo perché non ha vissuto una guerra davvero devastante come quella civile:forse si può arrestare questa paura continua e questa mentalità.
Sono sicura che anche se tanta gente va via dal Libano per farsi una vita migliore, la vita si può far anche in Libano.
Ma ci sono molti infatti che tornano.
Molti sì, ma molti no, sono rimasti fuori a cercare una vita migliore.
Allora per finire, se dovessi consigliare all’Italia un prodotto culturale libanese?
Il gruppo Meen:musica molto libanese e al tempo stesso ironica. Molti libanesi cantano in inglese, loro invece usano il libanese e scrivono testi molto simpatici, divertenti.
E un prodotto di cucina, visto che nel tuo blog si parla anche di questo?
Posso dirne tanti? Fattouche (insalata con pane tostato o fritto, cetrioli, lattuga, cipolla, limone ecc) con melassa di melograno (“dibs el remmen”), che è un po’ acida, poi labneh (a metà fra yogurt e formaggio fresco). Fra l’altro ultimamente ho fatto un’esposizione proprio sul cibo libanese… Ah, poi comunque c’è il knefeh (torta di semolino e formaggio) come dolce.
Ma alla base della cucina libanese ci sono labneh e olive.