| Mangialibri | Martedì 13 dicembre 2011 | Elena Torre |
Il Pisa Book Festival 2011 è l’occasione adatta per incontrare Maya Zankoul, promettente fumettista libanese, anche scrittrice e blogger. In Italia è arrivata grazie alla casa editrice il Sirente che di lei ha pubblicato una serie di graphic novel che raccontano con un’ironia accattivante cosa sia realmente il mondo arabo. Maya è giovane, sorridente, contagiosa nel suo entusiasmo. E soprattutto ha voglia di raccontarsi.
Qual è il modo migliore per raccontare i contesti in cui si vive?
Trovo che il modo migliore per trasmettere i contesti sia il disegno, in grado di farsi comprendere da molte persone perché ognuno lo può interpretare secondo la sua immaginazione e il suo essere. E quindi trovo che è un mezzo di comunicazione universale, che non ha per forza bisogno di un testo per essere trasmesso.
Quanto la componente ironica fa parte della tua scrittura?
Non è una parte della mia scrittura, ma è una parte di come sono io, di come io penso. Quando scrivo sono molto trasparente, i miei lavori sono autobiografici, le persone di cui parlo sono quelle vere, che sono o sono state parte della mia vita.
Quali sono possibilità e difficoltà del comunicare in un mondo globalizzato?
Visto che il mondo è globalizzato credo che sia più facile comunicare perché il mondo è esposto a un gran numero di culture differenti e questo gli permette di comprendere un libro straniero e quindi dà una possibilità di conoscere l’altro. Qualche volta però la cultura – a causa della globalizzazione – perde la sua identità.
C’è il rischio di stare a guardare alla finestra i mondi che non si conoscono senza approfondire e viverli in prima persona?
Penso che il rischio che tu paventi sia reale. Le domande che mi sono state poste anche prima di questo incontro sono state molto ‘orientaliste’, rispecchiano la visione che i media hanno del mondo arabo. Come di persone che stanno a guardare dalla finestra, come un qualcosa di esotico, senza conoscere veramente la mia realtà.
Oggi si è parlato ancora una volta di cultura femminile. Non è discriminante secondo te?
Sì, lo è. Perché alla fine le donne scrivono esattamente come gli uomini, ma questo è difficile da far capire.
Come decidi se una storia è una storia da scrivere oppure invece da disegnare?
Mi pongono molto spesso questa domanda, ma in realtà le due cose non sono separate. Scrittura e disegno vanno insieme, io non scelgo, è un’ispirazione che mi viene da dentro e le due cose sono complementari.
Che cosa ci dobbiamo aspettare da te?
Non ho mai fatto dei piani, mai ho pensato che i miei libri per esempio sarebbero stati tradotti in italiano. Il progetto che si apre adesso è quello di trasformare i miei fumetti in cartoni animati, in modo da poter raggiungere un pubblico ancor più vasto.