BABELMED – 11/09/2008
di Alessandro Rivera Magos
Dov’è, in Egitto, che si può ascoltare più liberamente un discorso contro lo stato di povertà e corruzione in cui il regime di Hosni Mubarak costringe gran parte della popolazione? Di sicuro non nelle piazze o nelle strade della sua capitale, dove negli ultimi anni la polizia ha represso con ferocia diverse manifestazioni di protesta.
Dove si concentrano le moltissime voci dell’esausta società egiziana? Certo si potrebbe pensare ai diversi blog che negli ultimi anni sono diventati un fenomeno di dissenso concreto nella rete egiziana. Tuttavia c’è da dire, la voce dei blogger potrebbe non giungere a quelle fasce di popolazione troppo povere o indaffarate nel caos del paese per accedere ad internet.
In fine, dove trovare analisi abbastanza complesse e studiate da riassumere le molte cause della malattia cronica in cui versa la terra dei faraoni?
Khaled al-Kamissi, giornalista e scrittore cairota classe ’62, sembra essere riuscito a trovare il luogo che addensa le risposte a tutte queste domande: i taxi del Cairo!
Da vero conoscitore della realtà cittadina, per un anno, da Aprile del 2005 a Marzo 2006, Kamissi prende normalmente i taxi della metropoli egiziana, ma annotando racconti, monologhi, sfoghi o semplici barzellette che i tassisti gli riversano a ruota libera. Il risultato è un libro, “Taxi” appunto, che in Egitto spopola e che, tradotto in italiano, da questo autunno si prepara a girare anche il nostro paese (www.sirente.it).
Quello che viene fuori da queste conversazioni non è un semplice spaccato della società egiziana ma, soprattutto, un termometro dell’insofferenza al regime di Stato, ai soprusi quotidiani della polizia, alle ingiustizie che coinvolgono i molti paesi dell’area medio-orientale (e le loro popolazioni) e in cui gli egiziani si sentono coinvolti.
Barzellette che prendono di mira il Presidente, storie di ordinario sfruttamento, di povertà e riflessioni a volte molto sottili sulla politica internazionale. Un agglomerato caotico di voci, che lo scrittore non ha voluto ordinare, ma semplicemente trasporre in maniera discontinua e sparsa in 58 incontri con altrettanti tassisti. Come dire: Il Cairo!
Il libro, uscito nel gennaio 2007 in Egitto, è arrivato alla sua terza ristampa in pochi mesi e ha raggiunto il numero di 35000 copie vendute. Un caso letterario in un paese in cui le 3000 copie vogliono dire un successo editoriale.
La scelta di dare voce alla società egiziana attraverso una categoria così particolare come i tassisti non è casuale e per molti versi è quella di un sociologo attento e di un cairota doc.
Questa categoria di lavoratori, in Egitto, ha infatti la particolarità di essere assolutamente trasversale alla società. Il tassista che può venire a prendervi a Nasr City per portarvi fino a Mohandissine, potrebbe essere un semi-analfabeta, come un professore di storia o un fisico:
“Con una legge emanata nella seconda metà degli anni ’90, il governo ha consentito la conversione di tutte le vecchie auto in taxi, insieme all’ingresso delle banche nel mercato dei finanziamenti di auto pubbliche e private. In questo modo, folle di disoccupati si sono riversate nella classe dei tassisti, entrando in una spirale di sofferenza mossa dalla corsa al pagamento delle rate bancarie; dove lo sforzo atroce di quei dannati si trasforma in ulteriore guadagno per banche, aziende automobilistiche e importatori di pezzi di ricambio. Di conseguenza diventa possibile trovare tassisti con ogni tipo di competenza e livello d’istruzione”. (“Taxi”)
Così, i discorsi in cui ci si imbatte nelle auto gialle del Cairo possono essere delle invettive di pancia contro polizia e governo, o piuttosto delle lucide analisi sul disequilibrio della politica internazionale.
Inoltre i tassisti rappresentano direttamente la parte più povera della società egiziana, quella più esposta alle conseguenze di malgoverno e corruzione. Chiusi nei taxi anche per 72 ore di fila, nel tentativo di riuscire a sbarcare il lunario, o sottoposti alle angherie gratuite di uno dei corpi di polizia più corrotti del mondo, che quotidianamente li umilia, li deruba e li sfrutta come fa con il resto della popolazione, pagano costi altissimi per un lavoro che è tutt’altro che remunerativo.
Per adesso il libro e l’autore, stranamente, non hanno ricevuto alcuna pressione o minaccia da parte del regime e della polizia. Di solito molto duri e vigili nel censurare e colpire le voci critiche e di dissenso. Come ben sanno molti altri scrittori egiziani!
Eppure secondo molti questo libro contiene una delle analisi più complete fatta sul Cairo in questi ultimi anni. Ed è un’analisi fatta dalla gente del Cairo, un microfono piazzato nel cuore dinamico di questa grande capitale, che non a caso gira in automobile, in una delle metropoli più inquinate del mondo!
Forse anche questo è un po’ un simbolo del malcontento del paese, che si lamenta e ironizza senza avere la forza, per adesso, di uscire dal taxi per ribellarsi.
In conclusione, Khamissi domanda al più anziano tra i tassisti incontrati, che lavora da 48 anni, la morale di una vita passata in un taxi egiziano, risponde: “Una formica nera su una roccia nera in una notte buia Allah l’aiuta… “ Appunto…!