L’OPINIONE n. 212 – 07-10-2008
di Maria Antonietta Fontana
Quando ero bambina passavo ore a giocare con le matrioske che si trovavano ovunque ad Ostia, dove abitavo, per la presenza dei centinaia di emigranti dei Paesi dell’universo sovietico in attesa di raggiungere USA, Francia, Israele e Australia… Ebbene, leggere “L’anarchico e il diavolo fanno cabaret”, opera pubblicata in versione italiana qualche mese fa a cura del Sirente mi ha riportato indietro di tanti anni, e ricreato la stessa impressione. Il primo impatto con il libro è particolarissimo, anche perché l’immagine appare in quarta di copertina, mentre la prima riproduce l’inizio del testo. La scelta editoriale mi è stata spiegata direttamente dall’editore. Il libro appartiene alla collana il “Sirente Fuori”. Secondo l’editore stesso, che cito testualmente, si tratta di una collana potenzialmente aperta che attraversa zone d’ombra, nascoste o marginali, zone di frontiera. Zone in senso geografico, in primis, attraverso la scoperta di opere e autori di riconosciuto valore, ma scarsamente o per nulla noti in Italia. Ogni opera di questa collana – e la scelta di pubblicarla – è da parte sua caratterizzata da un discorso particolare a livello di linguaggio e di contenuti: l’interesse ricade in particolare su lavori situati su un piano di rappresentazione surreale o fantastica e che si confrontano con il tema della marginalità, o, meglio, delle marginalità. La collana ha per questo una sua identità grafica, ispirata alla teoria borgesiana del libro circolare, con la prima pagina del libro in prima di copertina e l’immagine – foto, disegno o elaborazione grafica – in quarta. Duplice l’obbiettivo di questa scelta: ricordare al lettore che afferri per la prima volta il volume rigirandolo tra le mani la non univocità del reale e consegnare subito in faccia (e in mano) al lettore quella che speriamo essere la sua prossima avventura.
Ma torniamo al nostro libro di oggi. La narrazione di Norman Nawrocki, geniale autore e autentico uomo di spettacolo canadese-ucraino-polacco, come lui stesso ama definirsi (ma forse sarebbe proprio il caso di definirlo invece cittadino del mondo nel senso più ampio), è una matrioska letteraria. Il romanzo si porta avanti su tanti piani diversi, e tanti livelli diversi di emotività e approfondimento: da un lato, la narrazione di un tour di “Rythm Activism”, gruppo musicale anarchico con cui Nawrocki ha collaborato per vari anni. Dall’altro, la rievocazione di pagine buie di storia d’Europa, dalla presa del potere da parte dei nazisti alla resistenza polacca. E, in più, qua e là, dei gioielli nei gioielli: ritratti di personaggi vividissimi, tragici anche quando si parla di clown…ritratti ambientati in mille città europee, di persone comuni, che poi, gratta gratta, di comune hanno ben poco; scenette di vita familiare o cittadina, leggende. Miti trasferiti da un’epopea senza tempo ad un presente che è anch’esso favola e sogno, ma più spesso incubo tormentoso cui non si sfugge. È una ridda di situazioni, ma soprattutto di odori e fetori, malanni, sporcizia e disordine esteriore che corrispondono però ad una sfrenata ed appassionata ricerca del proprio sé, di una coerenza rivendicata nel nome della libertà di espressione e di coscienza che deve essere patrimonio di tutti i popoli e di tutte le epoche, e che a maggior ragione è patrimonio supremo degli artisti.
Il libro è così ritmicamente incalzante, così composito, così vivo, e soprattutto, così permeato di musica (la più varia, fuori di ogni etichettatura e di ogni appartenenza geografica o di genere) da risultare praticamente impossibile da descrivere, se non banalizzandolo enormemente: cosa che, per questo, eviterò accuratamente di fare. Ne consiglio però vivamente la lettura, purché si affronti il testo con spirito libero e privo di pregiudizi. Ho avuto la fortuna di incontrare Norman – che adesso effettua i suoi tour da solo – più di una volta; così come più di una volta ho assistito ai suoi spettacoli, che si segnalano per una trasgressione intelligente e colta. Mai come nel suo caso, la scrittura, la parola, la musica sono un tutt’uno. Leggere il libro dopo avere assistito agli spettacoli è rituffarsi in un vortice di simpatia e di provocazione sottile. La coscienza politica viene sollecitata, la coscienza civica anche…e alla fine di una serata indimenticabile così come alla fine della lettura del libro, scopriamo che in testa si fanno largo nuovi pensieri che non sapevamo neanche di possedere… Lo rivedremo presto in Italia, spero. Nell’ultimo tour in Canada ha portato in giro uno spettacolo in cui gioca da solo più ruoli: un anarchico che nel 1926 cercò di assassinare Mussolini, Gino Lucetti; un senatore di destra del Nord Italia; ed un ragazzo italiano innamorato di una ragazza zingara. Questi personaggi si ritrovano tutti nella sua ultima fatica letteraria, cui sta lavorando da tempo, dal titolo “Cazzarola!”. Il libro è un romanzo storico, contemporaneo, romantico e politico al tempo stesso, che si incentra sulla vita e le vicissitudini di una famiglia italiana dal 1880 al 2008. Norman ne sta ultimando la prima stesura proprio in questi giorni. Per chi desideri farsene un’idea, rimandiamo ai siti http://citoyen.onf.ca/blogs/category/les-actualites/ oppure http://www.dailymotion.com/relevance/search/cazzarola.
Chi sia interessato invece al libro “L’anarchico e il diavolo fanno cabaret”, può ordinarlo attraverso il sito dell’editore www.sirente.it/ al prezzo di 12,50 euro.