| Editoriaraba | Lunedì 2 dicembre 2013 | Silvia Moresi |
Lo scorso venerdì a Bari si è svolto l’evento “Narrazioni libere. Dalla Siria all’Italia il futuro è commons”. Un’occasione per la città pugliese di ascoltare le parole del poeta curdo siriano Golan Haji e riflettere su una Siria “altra”, rispetto a quella proposta dai media mainstream recentemente. Silvia Moresi ha partecipato all’evento e ne ha scritto per il blog (oltre a fotografare alcuni momenti della serata). Buona lettura!
La vita culturale per gli arabisti (o per chiunque sia appassionato di letteratura e mondo arabo) a Bari non è mai stata semplice. I rari eventi proposti in città spesso non sono riusciti ad andare oltre gli standard letterari della solita “editoria commerciale”, quella che, per intenderci, mette sempre in copertina donne velate o strizza l’occhio ad un certo orientalismo. Anche per questo motivo, sono stata felice di poter partecipare, nella mia città, ad un appuntamento dal sapore totalmente diverso.
Narrazioni libere, questo il titolo scelto per l’evento, si è svolto il 29 novembre nel nuovissimo spazio-eventi del comune di Bari, l’ Officina degli esordi, ed è stato organizzato dall’associazione Mena – Mille eventi nell’aria (che già da qualche anno propone a Lecce il festival del cinema arabo Yalla Shebab) con la collaborazione delle associazioni Kenda e Ciss.
La manifestazione, iniziata con il workshop tenuto da Andrea Verardi e Reda Zine sui “segreti” delCreative Commons, è proseguita, in serata, con la presentazione della raccolta di poesieL’autunno, qui, è magico e immenso dello scrittore curdo-siriano Golan Haji (attualmente in esilio in Francia), edita dalla casa editrice Il Sirente. E’ stato lo stesso autore, presente all’evento, a dar il via in arabo al reading delle sue poesie; altri versi sono stati poi letti in italiano da Fatima Sai (docente di arabo) accompagnata dal perfetto “tappeto” musicale a cura di Beirut World Beat.
L’autunno, qui, è magico e immenso raccoglie le poesie scritte dal poeta negli ultimi due anni, ed è il primo dei suoi libri ad essere pubblicato in Italia. I versi, tradotti in italiano da Patrizia Zanelli, grazie all’ottima scelta della casa editrice, sono presenti nel libro anche in arabo con testo a fronte. Con metafore e paradossi Golan Haji descrive le violenze e gli orrori di una guerra diventata ormai la normalità in Siria, ma anche quella “condizione di trasparenza” fatta di abbandoni, paure e solitudine vissuta da lui in prima persona e comune ai tanti migranti ed esiliati che vivono nelle città europee.
Questo appuntamento, oltre ad avere il merito di aver proposto letteratura araba di qualità, ha dato la possibilità di parlare della Siria da un altro punto di vista. Lo stesso autore, infatti, rispondendo a qualche domanda al termine del reading, ha affermato che ciò che viene raccontato (se qualcosa viene raccontato) sulla situazione siriana dai media europei è quasi sempre parziale o alquanto approssimativo.
Il pensiero va immediatamente a chi, in Italia, ha di recente definito la Siria come “il paese del male” proponendo una lettura più che semplicistica di una situazione che è, al contrario, enormemente complessa dal punto di vista etnico, religioso, politico e geografico. Narrazioni superficiali e generiche, condite da slogan e stereotipata retorica, oltre ad essere estremamente pericolose sono, inoltre, a mio parere, l’esatto contrario dei concetti espressi dalle parole informazione e cultura.
A questo proposito, di grande importanza è il lavoro fatto proprio dalla casa editrice “il Sirente” con la collana altriarabi (in cui è inserita la raccolta poetica) che propone una letteratura in cui autori e personaggi sono arabi altri, appunto, diversi da quelli presentati dai media occidentali, finalmente liberi da caricature e cliché.
Segnalo, inoltre, che al termine della serata è stata inaugurata la mostra Focus on Syria che racconta, attraverso settanta fotografie e alcuni pannelli informativi, le condizioni dei profughi siriani che vivono nei campi in Libano e Giordania. La mostra rimarrà in esposizione presso l’Officina degli esordi fino all’8 dicembre.