di Franco Capacchione (da Rolling Stone, marzo 2008)
Nel 1971 Pierre Clémenti, icona perfetta del cinema mitico, firmato Roche, Pasolini, Garrel, Bertolucci, Buñuel, è arrestato a Roma per droga. Viene rilasciato per insufficienza di prove, ma riceve anche un folgio di via. Tornato in Francia scrive questo diario. Magnifici flashback svelano i suoi inizi in teatro a Parigi, ancora goffo nel porgersi allo sguardo dello spettatore. Poi, gli incontri italiani: Visconti che gli dà una piccola parte in Il Gattopardo e quando lo vede per la prima volta gli dice: «Per un giubbotto nero, hai mani da principe…»; Buñuel, con un «volto favoloso, lavorato dalla vita, pesante e scavato»: per lui, Pierre è davanti alla macchina da presa in Bella di giorno e La via lattea. Infine, Fellini: lo vuole nel Satyricon, ma lui rifiuta: «Era come la Fiat, centinaia di attori, migliaia di operai, di figuranti, di artigiani all’opera per mesi, una città intera da costruire e da abitare…». Clémenti, che fu anche regista, è morto nel 1999. Lunga vita a questo libro che lo proietta al centro del nostro amore.