| La Nuova Sardegna | Martedì 7 dicembre 2010 | Spettacolo |
«E’ un’emozione grandissima essere nella terra che ha dato i natali ai miei maestri, Milo Manara, Dino Battaglia, Hugo Pratt, Eleuteri Serpieri». E’ per la prima volta in Italia Magdy El Shafee, il fumettista egiziano censuratissimo dal governo di Mubarak. In Egitto non si trova una sola copia della sua prima graphic novel egiziana, «Metro». Ambientata in una Cairo sotterranea, denuncia le ingiustizie e svela la natura dispotica del potere. Lui e il suo editore, Mohamed Sharqawi, sono stati processati e condannati alla distruzione di tutte le copie per alcune immagini considerate pornografiche e personaggi troppo rispondenti a reali uomini politici. Il suo viaggio è partito dal «Nues», il Festival internazionale del fumetto Mediterraneo organizzato dal vignettista Bepi Vigna. Al pubblico ha presentato l’edizione italiana del «Romanzo a fumetti» edita da il Sirente. «Non pensavo di sollevare un tale vespaio, ma censura e condanna a parte, mi ha molto rincuorato la solidarietà ricevuta, intellettuali, blogger, gente del popolo e donne in prima linea, mi ha spinto a restare nel mio paese. Sostegno e attestati di stima sono giunti anche da altri Paesi di cultura araba, Kuwait, Emirati, Paesi del Golfo, Libano. Sono grato all’Italia che lo ha tradotto e ai tanti che ne hanno parlato nei blog e siti internet». Nel suo blog «For global Voice» una sua sostenitrice ha scritto: «se resti indifferente di fronte a chi subisce un’ingiustizia, se domani capita a te nessuno interviene». Un messaggio forte che ha scosso le coscienze di tanti. Tanto che una marea di persone con la loro presenza in tribunale al Cairo ha voluto testimoniargli solidarietà. «Mi è rimasta impressa un’immagine di quella giornata: il volto stupito del giudice, persona peraltro educata e gentile, di fronte a tutta quella folla. Era come se il desiderio di libertà delle persone riuscisse a sconfiggere anche la censura». Per il futuro Magdy ha un sogno. «Mi piacerebbe che l’Egitto non balzasse alle cronache internazionali sempre con storie di possibili brogli alle elezioni. Vorrei che i nostri governati non si accanissero sempre con la repressione e pensassero al benessere dei cittadini. Perchè l’Egitto libero significa soprattutto far emergere le migliori qualità degli egiziani. Un grande popolo di persone creative e con la pace nel cuore». Scherzando sul caso Ruby, presunta nipote di Mubarak ha ipotizzato una striscia con Mubarak che chiama il premier. «Bravo, sei stato in gamba, hai vinto il primo round. Ora per il secondo devi preparare tuo figlio»