| Stile.it | Sabato 19 febbraio 2011 | Giuseppina Muzzopappa |
In queste ultime settimane il mondo arabo, e soprattutto l’Egitto, occupano le prime pagine di giornali e riviste per la straordinaria ondata di proteste e rivolte popolari contro i regimi autoritari in nome della dignità e del rispetto. Proprio dall’Egitto viene un piccolo gioiello nel panorama della graphic novel. Si intitola “Metro“, e non solo perché la sua trama si svolge al ritmo delle fermate della metropolitana del Cairo, intitolate ai presidenti che si sono succeduti alla guida del potere dagli anni ’50 ad oggi. Nasser, Sadat, Mubarak non sono soltanto i nomi di luoghi sotterranei, ma riflettono il Potere con la “P” maiuscola, che i personaggi di questo fumetto criticano in maniera nemmeno troppo velata. Il titolo, però, vuole rendere omaggio al graphic designer William Addison Dwiggings, creatore nel 1927 del carattere tipografico Metro: un omaggio che assume un significato particolare se si tiene conto che questa può essere considerata a tutti gli effetti la prima graphic novel egiziana.
Il protagonista della storia, Shahib, è un software designer che, oberato dai debiti, si ritrova a organizzare una rapina in banca assieme al suo amico Mustafa, che gli riserverà una brutta sorpresa, tradendolo e innescando una serie di avvenimenti rocamboleschi. La storia si svolge sullo sfondo dell’Egitto contemporaneo: è un romanzo politico metropolitano, ma anche una storia d’amore e un thriller che ha come scenario le vie malfamate e i sotterranei ricchi di un fascino perverso e decadente del Cairo.
Corruzione dei potenti, violenza contro qualsiasi forma di dissidenza, oppressione della libertà di stampa e di espressione, povertà e disoccupazione fanno da corollario alle vicende drammatiche di Shahib, che si ritroverà a commentare, ad un certo punto “Giornali, televisione e tutte le altre cose che ci hanno abituati alla sottomissione, al fatto che la corruzione resterà tale e quale… all’oppressione, alle code per un pezzo di pane… non mi faccio distrarre dalla cronaca.. non dimentico i veri responsabili”. Il fumetto è ormai introvabile in Egitto – o almeno, lo era fino a poco tempo fa. Censurato perchè “contenente immagini immorali e personaggi che somigliano a uomini politici realmente esistenti” (nelle parole della sentenza di condanna del tribunale di Qasr el Nil), ha avuto un’incredibile circolazione all’estero, grazie anche al tam tam sviluppatosi nella vivacissima blogosfera in lingua araba. In Italia è pubblicata dalla casa editrice il Sirente.
Per chi avesse voglia di approfondire le cause profonde che hanno portato donne e uomini (soprattutto apparteneneti alle giovani generazioni) in Egitto e altrove a ribellarsi contro il potere, “Metro” offre uno spaccato che non aspira all’autorevolezza dell’analisi politica, ma si affida all’arte del racconto per immagini per lanciare messaggi che possano essere raccolti anche al di fuori degli asfittici sotterranei della metro del Cairo.