| Il Sole 24 Ore | Lunedì 11 febbraio 2008 | Paola Caridi |
Esce la prima graphic novel egiziana, tra thriller e denuncia sociale. E tra i modelli, c’è anche il papà di Corto Maltese.È tutto dentro una frase. “Devi rendere sporca anche una rapina in banca”, dice Mr. Shihab, rapinatore ‘costretto’, software designer di professione, quando il politico corrotto gli propone un accordo per salvare la pelle e i soldi appena ricevuti come tangente, durante il colpo in banca. Devi sporcare tutto, anche quello che è già sporco, dice Mr. Shihab. E quella sentenza trasforma il politico corrotto nell’icona stessa della corruzione. Nel simbolo da esporre al pubblico ludibrio.
La prima graphic novel in versione egiziana non dimentica il fervore politico degli ultimi tre anni. Anzi. È proprio dal ribollire sociale e culturale che ha preso la sua “forza”, ammette Magdy al Shafee, l’autore di Metro, romanzo a fumetti ambientato in una Cairo appena evocata attraverso i simboli contemporanei della strada. Dai cartelloni pubblicitari all’insegna della metropolitana, dai telefoni pubblici ai ponti sul Nilo. Come a Shafee ha insegnato uno dei suoi maestri, il basco Golo, cartoonist anche lui di stanza al Cairo.
La trama è quella tipica di un giallo, riempita da una malinconia che ricorda uno dei maestri italiani del fumetto. “Sì, è vero, Hugo Pratt è stato uno dei miei modelli più importanti”, dice Magdy al Shafee, che a raccontare idee attraverso le immagini ci pensava sin da bambino. “Pratt mi ha insegnato che si può inserire un contenuto profondo in un’atmosfera da thriller”. E quel finto cinismo del padre di Corto Maltese c’è tutto, nel tratto elegante che narra la storia di due ragazzi del Cairo, magri, capelli corti, maglietta e jeans, costretti in una società imprigionata dall’”arrendevolezza”. “La trappola peggiore”, commenta Shafee.
Mr. Shihab, il software designer, non riesce a ripagare il debito contratto con un usuraio, e decide che la rapina in banca è l’unica strada che gli rimane. Poi il colpo, la giustizia popolare verso il politico corrotto, e il giorno dopo, nessuna notizia della rapina sulla stampa del Cairo. Forse per coprire il corrotto. La storia, però, non ha il lieto fine che ci si aspetterebbe: Mustafa, l’amico di Mr. Shihab, un ragazzo semplice della periferia cairota, se ne va. Con la refurtiva. “Me lo avevi detto tu, che dovevo liberarmi, e uscire dalla trappola”, gli dice ironico al telefono, mentre sta per prendere un aereo. Destinazione sconosciuta.
L’umanità del Cairo descritta da Shafee è tutto fuorché lo stereotipo corrente. Ricorda, semmai, le dimensioni urbane occidentali, la frammentazione. “Ma la colpa di questo stereotipizzazione degli egiziani non è della gente comune. È della generazione precedente che non ha mostrato l’altra faccia della storia. Di quello che stava accadendo da noi”, precisa Magdy al Shafee, a pieno titolo esponente di quell’underground (termine riduttivo, a dire il vero) artistico e culturale che va in onda al Cairo almeno dal 2004. Anche lui, figlio di quella blogosfera egiziana che a tutti gli effetti rappresenta un dissenso fecondo quanto quello dell’Europa orientale pre-1989.
I blog hanno cambiato tutto. “Non c’è bisogno di accennare le cose, di parlare tra le righe”, spiega Shafee. “Parliamo sulle righe, attraverso le righe”. Righe virtuali certo, quelle dei blog, ma pesanti quanto quelle sulla carta. E non è per nulla casuale che Metro, graphic novel di livello, sia uscita in Egitto attraverso una casa editrice nuovissima, nata appunto dal mondo dei blog. “Avevo ricevuto, a dire il vero, due offerte importanti. Una dalla casa editrice che pubblica grandi scrittori, come ad esempio Sonallah Ibrahim. E una da Dar Merit”. Dar Merit, editore di punta dei nuovi scrittori, il primo editore di Alaa al Aswani. Niente da fare. Shafee ha preferito pubblicare con un marchio piccolo, Malamih, ma immediatamente riconoscibile da quella generazione di ventenni che sta emergendo al Cairo.
Malamih è l’espressione del mondo dei blog. Anzitutto per il suo fondatore, Mohammed al Sharqawi, uno dei blogger politici più conosciti del paese. Protagonista, quasi due anni fa, delle proteste di piazza dell’opposizione a Hosni Mubarak, Sharqawi era stato arrestato e aveva accusato la polizia egiziana di averlo torturato, scatenando una campagna anche internazionale per difenderlo e farlo scarcerare. Ora, a due anni distanza, Sharqawi si è imbarcato assieme a sua moglie in un’avventura che dal messaggio virtuale passa alla dimensione fisica del libro. “Malamih è nata pochi mesi fa dal blogging, perché i giovani scrittori hanno prima usato la rete, strumento a poco prezzo, per esprimersi. Ora, li pubblichiamo su carta. In nome della letteratura libera e della libertà di espressione”, dice Nayra Sheykh, orgogliosa di un’avventura, e sostenuta da un pubblico che ha poco più di vent’anni. La stessa età, suppergiù, di Mr. Shihab e del suo amico Mustafa.