| Minareti.it | Martedì 25 maggio 2010 | Melissa Neri |
L’immaginazione e il muro dell’incomunicabilità tra gli individui nella società contemporanea sono i protagonisti del romanzo Rogers e la via del drago divorato dal sole di Ahmed Nagì, giovane scrittore e giornalista egiziano.
“Per godere appieno di questo gioco si raccomanda vivamente l’ascolto, nel corso della lettura, dell’album “The Wall” dei Pink Floyd”. Con questo consiglio Ahmed Nagì introduce il lettore al suo romanzo Rogers e la via del drago divorato dal sole, terzo libro della collana altriarabi, edito da il Sirente nell’aprile scorso.
Il romanzo diventa gioco, come lo definisce lo stesso Nàgi, grazie alla mescolanza tra realtà ed immaginazione, leggende e visioni create dal consumo di droghe ed alcool, e dalla fusione tra storie di infanzia dell’autore, custodite nella sua coscienza, ed un mondo immaginifico, fantastico, surreale ed onirico. Il ritmo del racconto è serrato, le sequenze si succedono velocemente ed il lettore si trova immerso in una libera circolazione di idee, desideri, ricordi, realtà e luoghi più o meno fantastici. Una sperimentazione stilistica e linguistica dove si succedono personaggi e animali leggendari, ma anche i più intimi ricordi dell’infanzia del protagonista; il tutto cadenzato da citazioni dell’album “The wall” dei Pink Floyd. Il muro – the wall – diventa allegoria dell’incomunicabilità, della solitudine, dell’isolamento dell’individuo (“ho continuato a camminare lungo il muro, urlando a uomini che non potevano udirmi, bussando con le mani e con la pietra; e a ogni passo la rabbia cresceva…” p. 56), che il protagonista durante la sua infanzia tenta di allontanare cercando di vedere al centro del sole l’immagine del drago, pensato come un amico capace di alleviare la sua solitudine.
L’immaginazione, i ricordi e le frustrazioni dell’autore sono i reali protagonisti del “gioco” letterario, musicato da Nagì dal jazz e dal rock perché “la musica mi spinge ad entrare sempre più in me stesso a scrivere della mia infanzia, di mia madre, di mio nonno, dell’immaginario infantile. La musica mi spinge a rilassarmi, a sentire il piacere dell’aria che scorre sul viso, a rivivere il sogno di essere un albero, o una balena che nuota nel cielo o un alcolizzato sul divano rosso o un bambino che corre con la bici” (p.74).
Cinema, poesia, musica, fumetto, cartoni animati, favole, leggende, letteratura: tutto questo si mescola all’interno del romanzo-gioco grazie ad innumerevoli citazioni dal patrimonio culturale orientale ed occidentale; dal regista statunitense Tarantino al poeta palestinese Darwish, dallo scrittore statunitense L. Frank Baum allo scrittore egiziano Nagib Mahfouz.