| Panorama | Giovedì 29 luglio 2010 | Farian Sabahi |
“Dopo la rivoluzione iraniana del 1979 gli egiziani e gli arabi in generale hanno avuto così tanti problemi con Teheran che quando nel giugno 2009 il movimento dei verdi è sceso in piazza la maggior parte di noi blogger arabi ha scelto il verde per i propri profili, in modo da dimostrare il proprio sostegno a coloro che si oppongono al regime di Ahmadinejad”, osserva il blogger egiziano Ahmed Nagi.
Dopo la repressione, in questi mesi, l’onda verde sembra essere debole e divisa. Ma dopotutto anche negli anni Settanta il movimento di opposizione allo scià era formato da fazioni contrapposte che furono comunque in grado di rovesciare la monarchia.
Quello che succede a Teheran sembra importare ben poco ai giovani egiziani, concentrati su se stessi anche se le problematiche sembrano essere simili a quelle dei loro coetanei iraniani: il venticinquenne Ahmed Nagi ha appena pubblicato Rogers e la via del drago divorato dal Sole (Ed. Il Sirente) che sarà presentato stasera ai giardini di Castel Sant’Angelo a Roma. Partendo dall’album The wall dei Pink Floyd, ha creato un’opera che si colloca nel reale metropolitano contemporaneo, pur mantenendo legami con elementi leggendari e fiabeschi: storie, desideri e visioni causate dal consumo di hashish e alcol catapultano il lettore in luoghi irreali ed in situazioni fantastiche. Il muro dei Pink Floyd rappresenta l’incomunicabilità, l’alienazione, la follia.
Questo tipo di alienazione è tipico anche della società iraniana e nel recentissimo romanzo Come un uccello in volo (Ponte33, Firenze) la scrittrice di Teheran Fariba Vafi ben rende l’idea di una società claustrofobica in cui una giovane madre non riesce a trovare la propria identità.
Intervistando il blogger egiziano Ahmed Nagi si ha però l’impressione che in rete arabi e persiani proprio non si capiscano: “La mia lingua madre è l’arabo e parlo bene l’inglese, ma non conosco il persiano e sono in grado di capire che cosa scrivono i blogger iraniani”. Forse il problema è lo scontro di civiltà, non tra Occidente e Oriente ma “tra arabi e persiani” precisa Nagi che si domanda, senza nemmeno tanta ironia, se l’Iran sia “veramente parte del Medio Oriente” o non appartenga invece a “un mondo molto più lontano”.