GOLEM XIV di Stanisław Lem
SoloLibri.net (Mario Bonanno, 11 febbraio 2018)
«GOLEM XIV» di Stanislaw Lem
Istruzioni per l’uso dei romanzi di Stanislaw Lem: possono risultare un’esperienza straniante. In special modo i neofiti credono di trovarsi alle prese con un libro di fantascienza secondo canone e invece devono vedersela con qualcosa di ibrido, infido, e ben più profondo. Un crossover letterario dove la scienza incrocia la metafisica che incrocia l’ontologia che incrocia la psicologia. L’esempio di “Solaris” è quello classico: un romanzo che sta alla sci-fi di taglio americano (dove spesso è l’implausibile a farla da padrone) come l’Odissea nello spazio kubrickiana alle Guerre Stellari di Lucas, tanto per dire. Leggere la narrativa del polacco Stanislaw Lem significa, in altre parole, prendere coscienza delle potenzialità alte del genere sci-fi; possibile chiave d’accesso per divagazioni prossime alla categoria del pensare, prima ancora che a quella del raccontare.
Prendete questo “GOLEM XIV” (Il Sirente, 2018), è la storia di un elaboratore iper-intelligente che, stufo dei fini bellici per cui è stato progettato, trova più stimolante discettare, fra l’altro, intorno a questioni prime riguardanti la limitatezza della comprensione umana, o l’origine della sua stessa natura. Il romanzo riprende due delle conferenze registrate dal super-computer sui temi di cui sopra, a beneficio esclusivo di una platea di scienziati che ha deciso di dargli retta, pur se con tutte le titubanze del caso. Su passo e taglio narrativo del romanzo, bene specifica Lorenzo Pompeo, traduttore e curatore di questa edizione:
Superato dunque lo scoglio di una prosa a tratti impegnativa, “GOLEM XIV” (a proposito: fatto caso all’onomastica evocante da un lato la mitologia ebraica e dall’altro la numerazione che accompagna di solito i nomi di re o papi?) risulta un romanzo impavido, ipnotico, sui generis. Un’ode all’oltre-uomo artificiale, che trascende la fantascienza per approdare nei territori della filosofia pura.