| Ucraina Cisalpina (con l’accento sulla i) | Mercoledì, 24 ottobre 2012 | Gabriele Papalia |
Ucraina terra di confine o Ucraine terre di confine?
Questo è ciò che mi è venuto in mente finendo il bel libro di Massimiliano Di Pasquale.
Un libro che è resoconto di viaggio, dichiarazione di amore e di speranza verso il paese “maledetto dalla steppa”: un’opera che svela realtà, vite e destini inediti all’interno di quel paese conosciuto ad occidente come Ucraina.
Chi pensa all’Ucraina in genere ha in mente la Russia, facendo un paragone inesatto e fuorviante ma inevitabile, dato che in questo modo il paese ci è sempre stato rappresentato dalla televisione generalista e dall’istruzione obbligatoria.
E questo ha fatto apparire l’Ucraina come un eterno stato periferico, una terra “appartenente al confine” russo, una porzione geografica senz’anima con qualche città famosa perché orbitante intorno al mondo dei grandi russi.
Ma che paese è l’Ucraina?
Ce lo racconta Di Pasquale con i suoi appunti tracciati nel corso di questi anni a bordo di mashrutke sgangherate (i mitici pulmini che fanno da taxi nei paesi dell’ex URSS), treni che per l’atmosfera ricordano tempi andati (solo per noi occidentali) con gente accogliente e talora imprevedibile, in hotel dal gusto mittleuropeo dell’Ucraina occidentale fino agli alberghi più insperati e “squallidamente sublimi” diDnipropetrovsk e qualche altra città che puzza di carbone e acciaio.
Per chi ha visitato questi posti – ma anche per chi non lo ha mai fatto – sembrerà di entrare nel vivo della scena di questi racconti di viaggio.
Dopo la lettura di “Ucraina Terra di Confine”, a molti verrà voglia di visitare questo paese; i profani si stupiranno di quanta cultura, civiltà, bellezza e profondità sia parte integrante del popolo ucraino. Ma anche di quante tragedie e di quanti destini di vita siano stati dimenticati, opportunamente celati all’Europa e talora anche all’Ucraina stessa da parte dell’ingombrante e parziale propaganda russa.
Ucraina terra di confini: soprattutto mentali
L’Ucraina è Europa ma per alcuni è ancora troppo lontana, troppo inesplorata, troppo “ma una volta questa parte del mondo apparteneva all’Unione Sovietica”: geograficamente conquistata con violenza dai russi – lo si dovrebbe ammettere senza difficoltà al giorno d’oggi – questo confine mentale di equiparare Russi e Ucraina, non è ancora stato superato.
E allora leggendo e meditando intorno a questo paese, ci si pone delle domande anche sulla propria identità: che cos’è Europa, dov’è il confine? Dove inizia e quando finisce? Che cos’è che determina il territorio comune tra noi e l’Ucraina?
L’autore implicitamente ci dà la risposta portando alla conoscenza, per chi è digiuno di questi luoghi, che un tempo Lviv fu anche Leopoli e Lemberg sotto il dominio asburgico, e italiani e armeni erano soliti visitare e abitare queste terre; che città comeLutsk e Kamyanets Podilsky godevano del Diritto di Magdeburgo ma anche della benedizione del Pontefice di Roma e per secoli territorio conteso tra regnanti polacchi all’ultima frontiera col nemico ottomano.
Permangono però molte cose in Ucraina che non appaiono “europee” e hanno più il gusto mistico estremista che, in alcuni casi, contraddistingue certi modi di pensare slavo orientali: dal movimento di Asgarda, efficacemente riportato dall’autore, all’uso inutilmente autoritario delle istituzioni governative e dei portinai degli alberghi ai proclami continui che ogni cosa è “nasha” (nostra): nasha piva (nostra birra), nasha Ucraina, nasha stranà (nostro paese).
E però a Lviv non si respira l’aria autoritaria di Mosca ma nemmeno a Donetsk.
Donetsk non si sente Russia e questo è ribadito da Di Pasquale, sebbene i legami tra questa città del Donbas e la Federazione Russa siano tradizionalmente e culturalmente molto stretti.
Ucraina come confine tra due realtà ed entità culturali (una occidentale, mittleuropea e l’altra russa e ortodossa): è un paese ibrido, come un colore mischiato che parte da colori puri e si dissolve in sfumature del tutto particolari.
A questo è dovuto l’innegabile fascino di questo paese: di non essere monotono e predeterminato.
Si rischia il manicomio ad affrontare tematiche identitarie su questo paese ma senz’altro si può dire che Massimiliano abbia colto il punto essenziale della questione identitaria di questo popolo:
il popolo ucraino è “contaminato” nel bene e nel male
Ucraina terra invasa, terra di convivenza pacifica ma anche di massacri, terra liberata e da liberare, terra inquinata dal nucleare e dalle fabbriche del suo lato orientale.
Una contaminazione chiara e resa evidente nelle pagine del libro attraverso diversi aspetti su cui l’autore si focalizza: la letteratura, l’architettura e le etnie che in questa terra abitano, hanno abitato il suolo ucraino e l’hanno indelebilmente condizionato.
Ebrei, tedeschi, armeni, ucraini, polacchi, ungheresi, sciti, russi, tatari, genovesi, caucasici: tutti a loro modo hanno contribuito alla formazione di quello che è il più grande paese di Europa per estensione geografica.
Di Pasquale rende onore alle vittime del disastro di Chornobyl, l’ultima (e maledetta) contaminazione di questa terra, il lascito più terribile che l’URSS abbia mai potuto trasmetterci.
Creazione che risveglia dall’oblio e che ci avvicina a un popolo.
Chi è digiuno della storia di questo paese troverà modo di comprendere meglio il complessissimo mosaico di cui si compone questa terra.
Il libro di Di Pasquale è anche un modo per non dimenticare le tragedie del popolo ucraino (e lo fa sapientemente, in modo da non incorrere nel rischio di raffigurare l’Ucraina come un paese vittimista che si piange sempre addosso e parla solo delle sue disgrazie).
Tra le tragedie del passato di cui si parla – e che è comunque d’obbligo citarle – non c’è solamente quella del popolo ucraino (holodomor) e del popolo ebraico ma anche quella dei tatari e degli italiani di Crimea avvenuta ai tempi di Stalin.
Anche la Crimea, infatti, è Ucraina e confine dell’Europa soprattutto per un motivo: si possono trattare le tematiche della deportazione dei tatari e degli italiani di Crimea dal momento in cui la penisola è controllata e gestita da Kiev e non da Mosca.
Difficilmente sarebbero state possibili delle indagini così approfondite se la Crimea al giorno d’oggi fosse appartenuta ai russi (a loro è dovuta la conquista di questa penisola, un tempo appartenuta ai Khan di Crimea), assai poco inclini ai mea culpa.
Viene riportato anche come la penisola resta contesa tra una diaspora riappropriatasi della sua patria e una parte di Russia di stampo bellicista che la rivorrebbe territorio coloniale panrusso (nasha).
La presenza del popolo ucraino e la proprietà odierna della penisola a Kiev, fortunatamente, non permette la realizzazione di questa scemenza.
Un omaggio all’ucrainicità
Di Pasquale non nasconde le sue passioni nella narrazione: la giusta attenzione dedicata alle belle ragazze del luogo, il suo interesse per il folclore e i costumi della gente locale, lo strano gusto estetico – da me condiviso – per le orrorifiche architetture sovietiche di molte città.
Con la sua predilezione per il mondo della letteratura poi, viene resa giustizia a poeti ed intellettuali nazionali come Ivan Franko, Anna Ahmatova, Lesya Ukrayinka, Taras Shevchenko e altri autori importanti ma a noi poco conosciuti (uno su tutti l’ebreo Bruno Schulz).
Vengono esaminati in modo del tutto particolare i luoghi sacri dell’ortodossia come ilavra di Pochayiv e Kyiv (Kiev) e a queste tematiche impegnate ci sono sempre degli agevoli intermezzi in cui l’autore fa le sue considerazioni, suda, si irrita per i prezzi esagerati dei taxi e contratta o si riposa assaporando i gustosi ed eccellenti cibi ucraini, tatari e georgiani.
Massimiliano Di Pasquale ha reso omaggio e onore, con il suo libro, al popolo ucraino ma anche a noi italiani: agli ucraini ha dato una carta in mano per essere capiti e rispettati, ad essere considerati come un popolo di una nazione a tutti gli effetti, con una loro storia, una loro lingua e una loro peculiare visione del mondo distinta dai vicini di casa (siano essi russi, polacchi o rumeni).
Così poco si è voluto far sapere di questa parte del mondo in cui è l’Ucraina che ogni pubblicazione divulgativa, per la nostra società, è come una manna dal cielo per tutti noi.
Agli italiani, invece, con questa pubblicazione viene data la possibilità di uscire dai soliti luoghi comuni che su questo paese abbondano e sono sempre gli stessi (inutile elencarli, il lettore gli ha già nella sua testa).
Consiglio a tutti questa lettura per comprendere meglio l’Ucraina, un paese che ha grandissima importanza per l’Europa tutta: dal punto di vista culturale nonché geopolitico (e quest’ultimo punto è assai chiarito da Di Pasquale in alcune sezioni dedicate alla politica ucraina contemporanea).
Quello che però mi affascina di più dell’opera del giornalista pesarese è come, in modo divertente, intelligente e appassionante, sia stato in grado di portare a far comprendere al lettore cosa significhi trovarsi in una terra irrisolta che è al tempo stesso un confine culturale e territoriale.
l’Ucraina contiene due anime ma vuole essere un unita e indipendente in una Europa rispettosa e che tuteli la sua caleidoscopica sovranità e identità nazionale: occidentale, cattolica, middeleuropea, slava orientale, ortodossa, ucrainofona, russofona, tatara, ungherese…..
Mi fermo qui, sarebbe inutile continuare: a voi il piacere di assaporare la lettura di questo meraviglioso e indispensabile libro per una più agevole comprensione di questo grande e intricato paese che è l’Ucraina!