“Vita: istruzioni per l’uso” di Ahmed Nàgi e Ayman al Zorqani
/SPAZIO AI LETTORI
L’ultimo romanzo di Ahmed Nàgi arriva finalmente in Italia, fra processi allo stesso autore per presunta violazione al decoro e tanti interrogativi per arabisti alle prime armi come il sottoscritto: che tipo di libro sarà? Fantascientifico o più affine al “realismo magico” visto in Frankenstein a Baghdad di Ahmed Saadawi? Sarà davvero così esplicito da farlo incarcerare? E molti altri, fra cui possiamo includere anche il dubbio riguardante la scelta di creare un’opera ibrida fra testo scritto e graphic novel attraverso le illustrazioni di Ayman Al Zorqani. Nel romanzo inizialmente ci viene presentata una Cairo totalmente trasformata in seguito a delle violente tempeste di sabbia che hanno costretto i superstiti a trasferirsi in una nuova città poco distante dalla prima. Subito dopo viene introdotto il protagonista supremo del libro ossia Bassam Baghat, un documentarista alle prime armi, che per caso viene a conoscenza dell’esistenza della “società degli urbanisti”, misteriosa organizzazione che progetta di migliorare il mondo partendo da una nuova pianificazione metropolitana. A capo della sezione cairota vi sono Ilhab Hassan e Paprika che nutrono idee opposte riguardo alla direzione da prendere riguardo al futuro della società e che a causa di ciò entrano in conflitto, coinvolgendo Bassam e la sua compagnia. Paradossalmente il punto debole di questo romanzo risulta essere la trama stessa, troppo confusa e a tratti ingiustificatamente complessa; l’obbiettivo di Nagi non è però quello di portarci una storia “classica” quanto piuttosto quello di farci immergere appieno nella mente di Bassam, continuamente immersa nei fumi dell’alcool e dell’hashish e connessi anche con un malessere interiore. Per chi ha provato tali sensazioni saranno allora chiare le scelte dell’autore da un punto di vista narrativo, le illustrazioni di Al Zorqani, ad esempio, stilisticamente perfette con i toni del romanzo, avranno il compito di disorientarci e divertirci, comparendo spesso in punti inaspettati del romanzo e portando avanti nel lettore il senso di smarrimento. Altra domanda che questo lavoro di Nagi si portava dietro era la presunta “eccessiva crudezza” nelle descrizioni di droghe e dei rapporti sessuali che i vari personaggi intrattengono: a parer mio, pur essendo molto esplicito nel rappresentare tali scene, lo scrittore non porta nulla tanto sconvolgente da giustificare, anche in un paese come l’Egitto, tali reazioni nel pubblico. Ciò fa aumentare il sospetto, presente fin dall’inizio, che la condanna sia stata un pretesto per incarcerare chi indubbiamente poteva essere scomodo per il regime, seppur in maniera lieve. Questo libro si colloca senza dubbio fra i più coraggiosi esperimenti letterari del romanzo arabo, sperimentando soluzioni narrative coraggiose ed innovative per la realtà medio-orientale. Purtroppo la sua trama, complicata per ammissione stessa dell’autore (il quale ci scherza anche su), lo fanno un romanzo non adatto a tutti e che potrebbe essere arduo da comprendere a chi tali sensazioni non le ha mai sperimentate; dovrebbe in compenso colpire, al contrario, chi in tali situazioni si è trovato ed in generale i più appassionati di letteratura araba e sperimentale, rendendolo un libro fondamentale per la propria raccolta.
dalla penna di un nostro lettore/ Tommaso Khâlid Valisi