| Mangialibri | Lunedì 21 marzo 2011 | Francesco Scarcella |
Il Cairo, ieri. Shihab è un ingegnere valido e brillante consapevolmente imprigionato in una trappola sociale soffocata e magmatica. “Un sistema che non è neanche un sistema, ma una lunga coda di schiavi che non sanno come uscirne e dove andare”. Una realtà dove i mezzi di informazione hanno abituato il popolo alla sottomissione, una trappola le cui mura sono edificate da mattoni di squilibrio sociale. Esasperato dalla rabbia e tallonato dai creditori, pur consapevole dei rischi del caso, decide di rapinare una banca. Ma sarà difficile darsi alla fuga dopo che si è stati testimoni di un omicidio per il quale è stato accusato un innocente. Dall’ombra dei cunicoli della linea metropolitana, le cui fermate portano nomi dei potenti e corrotti politici egiziani, Shihab e il suo complice Mustafa dovranno trovare un modo per uscire allo scoperto e aggirare così quei tornelli metallici contro i quali combattono fin da giovani. In gioco c’è il futuro, non solo il loro e quello dell’affascinante e battagliera giornalista Dina, compagna di Shihab, ma quello di un intero popolo…
Magdy El Shafee passerà alla storia per essere stato un precursore della rivoluzione d’Egitto di inizio 2011. Due settimane dopo l’uscita di Metro, nella primavera del 2008, un gruppo di poliziotti fece irruzione nella piccola casa editrice Malameh sequestrando tutti i volumi della graphic novel. La polizia cercava anche Muhammad Sharquawi, blogger ed editore, che però si trovava già in carcere con l’accusa di aver fomentato il grande sciopero del 6 aprile. Dopo un processo durato ben due anni il tribunale di Qasr El Nil ha condannato El Shafee e Sharquawi al pagamento di una multa salata e alla distruzione di tutte le copie dell’opera, motivandone così la sentenza: “Questo libro contiene immagini immorali e personaggi che somigliano a uomini politici realmente esistenti”. Il riferimento alle immagini immorali è la più che normale scena di sesso, nemmeno tra le più ardite, tra Shiahab e Dina. Motivazione pretestuosa e risibile se non fosse che il reale movente inquisitorio è prettamente politico. E non già perché i personaggi somigliano a figure politiche realmente esistenti, ma perché El Shafee invita a un risveglio delle coscienze. Si potrebbe fare parecchia retorica sul carattere premonitore delle vignette di Metro, ma proprio questa natura profetica ci pone interrogativi molto seri. Dove eravamo qualche tempo fa, quando autore ed editore comparivano davanti ai giudici? Eravamo consapevoli che quello di Mubarak fosse un regime tirannico? Ecco, Magdy El Shafee, coi suoi tratti secchi e decisi e attraverso lo sguardo intenso dei suoi protagonisti ci ricorda che nel mondo la libertà di espressione è messa in pericolo ogni giorno, e nella maggior parte dei casi senza che se ne sappia.